Prima di cominciare il
racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune
premesse.
Innanzitutto ho deciso di
partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e
questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal
solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo
alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.
Il 4 luglio,a due giorni
dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è
comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100
km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.
Un'altra premessa che mi
sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine
maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato
più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di
più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.
L'unica cosa certa e
sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto
il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza.
Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona
giusta al posto giusto.
Presa la decisione di
correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la
squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi
giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi
integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della
Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100
km.
Così è nata la mia “100
km di Asolo”.
Nei giorni precedenti la
gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che
sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura:Alina e
Andrea.
Di Alina avevo sentito
dire che era una tosta,l'avevo incrociata a qualche maratona dove
faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre
alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi
aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.
Il 14 luglio
mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto
casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una
borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno
scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.
Partiamo alla volta di
Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una
pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme
mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la
terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di
aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte
pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad
arrivare in fondo.
Arriviamo al campo da
rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo
docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.
Ritiro il mio numero 65 e
vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che
era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che
lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con
lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la
maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da
sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.
Alle 12 in punto,a due
ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che
sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e
poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima
del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra
l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di
quest'anno. Che fortunato che sono.
Alle 13,finalmente
arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La
corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti
sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato
come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di
mille bandiere.
Alle 13.30 salgo sulla
navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che
da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi
preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono
tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette
una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.
Ore 13.58:con due minuti
d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i
primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più
avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una
presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e
sarà così per tutta la prima parte di gara.
Si comincia a salire
quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo
Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di
corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella
che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e
ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad
ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in
gare come Asolo,questo può fare la differenza.
La strada continua,ci
stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della
Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In
lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che
ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.
I km passano uno dopo
l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze
vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e
delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo
insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.
Nel frattempo ci
raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.
Al 24° km o giù di lì
inizia la salita.
Non ho mai visto nulla di
simile.
Nei primi km si
riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si
sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse
inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le
precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il
bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un
piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci
ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani.
Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina
in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per
portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena
partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.
Comincio a chiedermi,come
sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una
risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare
una notte di mezza estate. Penso.
Coperti grazie all'aiuto
provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa
salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima
volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non
ne potevo più.
Dopo non so più quante
ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al
20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo
avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E'
tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.
Arriviamo al ristoro dove
c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la
prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché
tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non
cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo
comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche.
Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero
riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la
pioggia torrenziale ha rovinato tutto.
Vado avanti così perché
ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8
km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.
Questo per me
fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne
posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo
quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo
Passatore. Mi è rimasto dentro.
Andrea corre come se
stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni
momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per
fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere
dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno
scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla
vetta,loro stanno già tornando.
Dopo pochi
minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.
Non si vede nulla,tutto
ovattato.
C'è un rifugio
all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di
tutto:pasta al ragù,pasta in
bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre
stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.
Heros,eroico,mi porta la
borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e
scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio.
Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno
smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la
temperatura si alzerà. Speriamo.
Saluto Heros che risale
in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e
Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è
peggio della salita.
Purtroppo veniamo
continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in
discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie.
Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora
lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto
bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo
squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è
per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.
Scendendo mi sento bene e
con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km
c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come
va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.
Al ristoro del 65° km
riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già
rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi
fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante
la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti
è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo
anche un caffè.
Alina ha una piccola
crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per
20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva
Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha
allungato di 3 km la sua gara.
Ben ristorati
ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i
tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre.
Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.
Al 75° km la discesa
finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui
si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però
era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri
dai podisti.
L'organizzazione ha
preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso.
Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse
aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km.
Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena
si sarà ripreso.
Riparto fiducioso ma poco
dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene
che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che
si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con
l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho
dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che
nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che
correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da
vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per
l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di
poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido
facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si
sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.
Alina per un po' mi
aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne
va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci
tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di
saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.
Per una Alina che
“perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove
Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato
era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con
gentilezza,con la calma dei forti.
Corriamo a buon ritmo
e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato
bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono
molti,ormai.
Gli ultimi 15 km corsi
con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la
corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà
dentro a lungo.
Heros,commovente,si ferma
con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben
segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa
tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo
nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa
avventura.
Quando davanti a noi
vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce
la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma
ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto
mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta
una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in
scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci
fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e
a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe.
Fanculo.
Finita la salita ci
fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al
buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle
luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il
campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.
C'è l'ultimo
rettilineo,ci siamo.
A 400 metri dall'arrivo
Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che
quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio
Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.
Batto un cinque al grande
Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e
passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.
100 km di Asolo,la più
dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.
Bacio per terra,abbraccio
Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!
Abbraccio Heros e lo
ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria
è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il
diploma di finisher.
La ragazza dell'arrivo mi
dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara
tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una
passeggiata.
Finalmente posso
svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di
sempre.
Mi vesto e indosso una
maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the
brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare
questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare
che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.
Mangio un piatto di pasta
al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia
del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa.
Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione
dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno
di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di
fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.
Mi addormento
subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e
torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce
in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi
tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di
un paio di anni fa.
Arrivo a Milano a
mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto
difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che
metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.
Là,sulle montagne
venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso
un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre
nel cuore.
Grazie Asolo,con le tue
salite impensabili e le tue discese spacca gambe.
Grazie Alina,piccola
grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare
l'obiettivo. Ho imparato molto da te.
Grazie Andrea,uomo della
Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di
strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.
Grazie
Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza
importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già
reclutato per le prossime.
Siamo stati tutti
bravi,buone corse!
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