venerdì 1 novembre 2013

100 KM PER CHIUDERE IL CERCHIO

Aeroporto di Bergamo Orio al Serio.3 giugno 2013,ore 9.00.
Un costosissimo panino con la bresaola al bar del terminal mi fa capire che siamo rientrati in Italia.
L'aereo in arrivo da Budapest è atterrato da mezz'ora circa,siamo tornati.
Laggiù in Ungheria,sulle rive del lago Balaton,ci ho lasciato tutto. Sono arrivato al traguardo da meno di 24 ore,precisamente erano le 13.08 di ieri,domenica 2 giugno.
31 ore e 8 minuti di corsa ininterrotta.
212 infiniti km.
Tra 20 giorni esatti mi sposo. Mi godrò un meritato riposo perché quello che dovevo dare l'ho dato.
Più di così è impossibile.

In effetti ciò che pensavo in quel nuvoloso lunedì di inizio giugno si è poi tramutato in realtà.
Mi sono sposato con Rada il 23 giugno e ho ripreso a correre solo il 2 luglio,esattamente un mese dopo la fine della UltraBalaton. Un'uscita solitaria al parco di Trenno di 23 km per sgranchire le gambe in vista del consueto appuntamento del primo weekend di luglio all'Alpemarathon dell'amico Mario Blatto.
Un'Alpemarathon come sempre spettacolare,condita dalla preziosa presenza dei grandi Mauro Firmani e Cico Cicogna. Ma soprattutto dall'esordio sulla distanza regina (molto poco volontario a dire il vero) di tre miei amici e neo runners: Luca,Anna e Walter.
Archiviata l'esperienza valdostana,ho continuato ad allenarmi in città perlopiù tra Trenno e Montagnetta. Devo dire che,nonostante la solita scarsa voglia,ho mantenuto una buona media di uscite settimanali e mi sono concesso pure tre lunghi:uno con lo Squero,uno con Anna e uno (di 32 km) con Ilaria.
Zero gare corse ma ben due organizzate:oltre alla classica Stragarbagna giunta alla sua 4a edizione,quest'anno Novara Che Corre si è cimentata con la prima edizione della StraCambra riuscita discretamente bene.
Zero gare corse,è vero. D'altronde l'obiettivo autunnale era già ben delineato: 100 km delle Alpi,il 12 ottobre.
Avevo scelto in estate questa gara principalmente per due motivi: portare al traguardo l'amico Mauro Fiorini ritiratosi al km 65 del Passatore e correre la mia terza 100 km nel 2013 chiudendo così anche il cerchio delle 4 grandi 100 km italiane (Passatore,Asolo,Seregno e Alpi).
Con Mauro avevamo stilato un calendario per capire quali maratone potessimo utilizzare come allenamento e per vari impegni avevo deciso di correre solo la Verona Marathon il 6 ottobre.
E così è stato.
La settimana precedente l'impegno veronese ho ricevuto un paio di forfait per infortunio di amici che dovevano correre con me,tra cui lo stesso Mauro. Ho deciso che sarei comunque andato a Verona anche da solo perché ormai ero iscritto e avevo proprio voglia di correre una maratona dopo tanto tempo senza “attaccarmi un numero”. Inoltre, l'expo ed il ritiro pettorali erano vicinissimi all'uscita autostradale quindi da casa ci avrei messo poco più di un'ora per raggiungerlo. Fortunatamente però,un paio di giorni prima,Anna ha deciso di accompagnarmi pur non correndo. Era una buona occasione per noi di fare due chiacchiere e per lei di vedere una maratona “dal vivo” visto che presto ne correrà una.
Ciò che più mi piace di queste gare “toccata e fuga” è l'organizzazione nei minimi dettagli delle stesse: dovendo lavorare alla sera,ho preferito fare in modo di tornare subito a casa dopo i 42 km.
Borsa e vestiti preparati dalla sera prima,colazione già pronta sul mobile della cucina e sveglia alle 5 in attesa di Anna che arriva puntuale alle 5.30 sotto casa. Guido io la sua macchina,sono contento che abbia deciso di accompagnarmi. Si chiacchiera,la vedo felice di poter vedere da vicino una maratona su strada,lei che ha corso i 42 km saliscendi dell'Alpemarathon.
Sosta veloce all'autogrill,caffè e si arriva in perfetto orario sulla tabella di marcia al ritiro pettorali a Verona. Espletate tutte le formalità pre gara,fissato il pettorale alla maglietta di Novara Che Corre e salutato Anna,mi accingo a salire sulla navetta che mi porterà a Sant'Ambrogio di Valpolicella luogo nel quale ci sarà la partenza.
Sul posto incontro parecchie facce note tra cui il mitico Davide Daccò in veste di speaker e l'uomo del deserto Beppe Radaelli con cui ho condiviso le fatiche della 100 km del Sahara 2012.
Mi infilo nella mia griglia di competenza ed alle 9.15 precise lo sparo dello starter indica l'inizio dell'ennesima avventura. Visto che tra 6 giorni devo correre una 100 km,cerco di tenere il freno a mano tirato e mi posiziono nel gruppetto dei pacer delle 4 ore. Noto subito che,anche volendo andare piano,il mio passo in maratona (se sono in forma) porta ad una proiezione finale tra le 3h45' e le 3h55' ed infatti dopo pochi km,senza particolare fatica,stacco il gruppetto con cui ero stato inizialmente. Inizia una gara in solitaria,tra vigneti e mega ville,attraversando paesini e zone industriali. Vedo e capisco dalle parole che sento che c'è parecchia gente che sta correndo la sua prima maratona e questo mi piace molto,il nostro sport sta avendo sempre più successo.
I km trascorrono tranquilli,a differenza delle ultime gare fatte stavolta ho proprio voglia di correre e sto bene. Ho con me il telefono e mando foto e messaggi a Rada,che sta uscendo per andare al lavoro,ad Anna che mi sta aspettando all'interno dell'Arena dove ci sarà il traguardo e soprattutto a mio fratello e mia sorella. Quest'ultima è a casa con il piccolo Mattia,mio nipote,che domani compirà un mese!!!Ho fatto fare una maglietta celebrativa che ho indossato prima della gara per festeggiare il bambino più bello del mondo!!
Intorno al km 36 si entra nel centro storico di Verona,si vede l'Arena intorno alla quale si correrà per ben 6 km,fino al traguardo. Inizia a piovere,come sempre,anche forte. Allungo il passo perché inizio anche ad avere freddo,le gambe vanno e vedo l'arrivo sempre più vicino. Se continuo così posso stare sotto le 3h50',per quanto non me ne freghi nulla.
Vedo di nuovo l'Arena ed il cartello del km 42. Lì vicino c'è anche la grande Sara Valdo,nazionale di ultramaratona,che mi saluta. Me l'aveva promesso via Facebook qualche giorno prima.
Entro nell'Arena di Verona,bellissima. Non c'ero mai stato prima.
A 10 metri dal traguardo,al di là delle transenne,vedo Anna che sta facendo un video del mio arrivo. La saluto e mi avvio a chiudere la mia ennesima fatica di 42,195 km. Taglio il traguardo in 3h48',felice e bagnato fradicio.
Dopo aver preso la consueta medaglia di finisher che mi porge gentilmente una delle hostess,mi avvolgo nel telo termico e mi avvio verso l'uscita. Trovo Anna con la quale mi fermo sotto un albero,al riparo dalla pioggia,per togliermi i vestiti fradici e mettere qualcosa di caldo e asciutto. Ci incamminiamo verso il bus navetta che ci riporta all'expo e soprattutto al parcheggio dove c'è la nostra auto,la pioggia continua incessante. Decidiamo di andare diretti a Milano e mangiare qualcosa in autogrill. Mi cambio completamente,saliamo in macchina e ci fermiamo in autostrada a mangiare un'insalatona (non c'era niente di meglio!).
Alle 15 sono già a casa a Milano,ringrazio Anna per la preziosa compagnia. E' stato bello chiacchierare con lei e vivere questa bella giornata di sport all'insegna della corsa!
La settimana seguente passa velocemente tra chat e telefonate per mettere insieme il team di accompagnamento che mi seguirà in quello che è il mio vero obiettivo dell'autunno: la 100 km delle Alpi,organizzata dal Giro d'Italia Run di Enzo Caporaso.
Questa gara va a chiudere un mio piccolo traguardo: quello di essere finisher delle 100 km più famose in Italia: Passatore,Asolo,Seregno e Alpi appunto. E poi ho promesso al mio amico pazzo Mauro Fiorini di “scortarlo” al traguardo della sua prima 100,al Passatore non ce l'avevamo fatta ma stavolta non ci fermerà nessuno.
Il team,mai come stavolta,è vario e agguerrito. C'è Anna,che dopo Verona mi accompagna anche in questa avventura. C'è Luca,partito con me da Milano,che è fermo per infortunio ma che presto tornerà più forte di prima. C'è mio fratello Luca,che accompagna la sua “quasi moglie” Ilaria (che correrà con me un pezzo di gara),c'è il solito grande Cico. Soprattutto c'è il capitano del team,l'uomo che mi ha seguito in ben tre 100 km,il miglior accompagnatore di sempre,insieme al Guru Carmelo Votano: Heros.
A dire il vero Heros all'appuntamento prefissato non si presenta: complice una sveglia che non ha suonato,ci raggiungerà solo al km 10 ma da qui in poi la sua presenza si sentirà eccome.
Si parte da Milano,Mauro e Luca sono puntualissimi. Sosta in autogrill per colazione e per aspettare i ragazzi che sono partiti da Novara. Finalmente tutti insieme ci dirigiamo verso Torino,là ci aspetta Cico.
Il ritrovo è in via Oxilia,in un centro sportivo.
Ritirato il mio pettorale,fatte le foto ed i video di rito per l'associazione “La Via della Felicità” di cui sono testimonial,mi preparo alla partenza. Arrivano gli amici di Torino,circa 10 persone venute apposta per vedermi partire per questa avventura. Rivedo dopo anni il mio amico Francesco,anche lui venuto apposta,e mi fa molto piacere. Con Mauro,dopo aver fatto una foto insieme al mitico Ame Bonfanti,ci posizioniamo in prima fila pronti a partire.
Alle 10 spaccate si parte,inizia un'altra avventura.
Questa è la terza 100 km che corro quest'anno,quarta se conto anche la 100 a tappe in Senegal. La cosa che più mi fa pensare è che dopo giugno,dopo l'UltraBalaton in Ungheria ho ancora voglia di cimentarmi in gare lunghissime. Infatti sono qui,ancora una volta. Dico sempre che è l'ultima ma poi ci ricasco sempre. E' un vizio.
I primi km servono per uscire da Torino e per dirigerci verso Leinì,il primo dei 18 paesi che attraverseremo fino all'arrivo a Saint Vincent. Le previsioni meteo davano poche possibilità di pioggia al mattino,con la situazione che peggiorava man mano con lo scorrere delle ore. In effetti il cielo alla partenza e per i primi 20/30 km è poco nuvoloso e,a volte,si apre e ci fa intravedere il sole. Per esperienza consolidata so che comunque un po' d'acqua la prenderò,sembra una tassa da pagare per me ogni volta!
I ristori sono posizionati ogni 5 km circa,capisco subito che non sono molto forniti e questa cosa non mi piace per niente. In una 100 km,specie per chi va piano,si consumano 7-8 mila calorie e si sta sulle gambe per più di 10-12 ore. Non è quindi possibile,secondo me,a fronte di un pagamento dell'iscrizione di 40-50 euro,trovare solo cubetti di formaggio o mortadella con pezzi di cracker e pezzi di pane. Questo non basta. Per fortuna ho un grande team che ovvierà a questo problema.
Nella prima parte del percorso si corre in gruppo. A guidarlo,con un passo fin troppo veloce,c'è Mauro. E' concentratissimo,se ne sta da solo là davanti e spinge. Ha una fortissima intenzione di arrivare al traguardo nonostante i problemi fisici. Vedo sul suo volto gli “occhi della tigre”,stavolta sono sicuro che coronerà il suo sogno. Al Passatore non l'avevo visto così tosto. Sarà per me un onore accompagnarlo in questa impresa.
Al ristoro del km 20 Ilaria scende dalla macchina e corre con noi. Il suo obiettivo è quello di correre 35 km,quindi risalirà in macchina al km 55. Un bel lungo in compagnia in vista della Turin Marathon che correremo a novembre.
Per un paio di ristori perdiamo le auto del team,le ritroviamo più avanti. Come sempre anche per loro non è facile seguirci. Attraversiamo un'infinità di paesini con alcuni scorci molto belli,seguiti da lunghi e noiosi rettilinei sulla Statale. Al km 30 ci fermiamo a ristorarci davanti al castello di Elisa di Rivombrosa. Stiamo tenendo una media troppo alta,andando di questo passo abbiamo una proiezione finale di 10h/10h e mezza. Una follia,scoppieremo.
I 10 km che separano il ristoro del trentesimo da quello del quarantesimo km infatti,sono molto duri e con tanti saliscendi. Rallentiamo e ci stacchiamo dal gruppo con il quale siamo stati finora. Mauro è qualche decina di metri dietro di me,io sto correndo con Ilaria con la quale si instaura anche una fitta chiacchierata che mi fa passare il tempo senza pensare alla fatica. Arriviamo al quarantesimo km,fossimo in maratona sarebbe un bellissimo km. Purtroppo (o per fortuna,dipende dai punti di vista) questa è una 100 km e manca ancora tantissimo a Saint Vincent.
Il team,stupendo,non ci fa mancare mai il suo prezioso supporto. Heros e Anna hanno un megafono con il quale continuano a cantare e a prenderci allegramente in giro. Luca è in auto da solo e aspetta che Ilaria finisca la sua fatica. L'altro Luca e Cico stanno riprendendo tutto con la telecamera.
Aspetto che anche Mauro arrivi al ristoro e subito dopo procediamo al primo cambio di indumenti. Non fa freddo ancora,ma il sole sembra ci stia per abbandonare. Metto una maglia a manica lunga e il buff al posto del cappellino. Un sorso d'acqua e si riparte.
Grande festa al folkloristico cartello dei 42,195 km che vediamo poco dopo. Cico,Heros e Anna si fanno una foto ricordo. Sono d'altronde tutti e tre maratoneti,la foto spetta loro di diritto. Questo piccolo traguardo,in realtà,ha un grande significato: è il passaggio tra la maratona e l'ultramaratona. Un passo prima sei maratoneta,un passo dopo sei un ultra. La prima volta che superai questo cartello,al Passatore del 2011,fu una grande emozione.
La strada inizia a salire di brutto,si va verso il km 50. Metà gara. Questa è la parte più dura del percorso,una lunga salita che porta ad Alice. Pendenze importanti ma nulla a che vedere con il Passatore e soprattutto con Asolo. Sono comunque poco allenato e la sento,eccome se la sento.
Passiamo anche il km 50,da qualche tempo ormai la formazione è questa: Mauro davanti di qualche centinaio di metri,io e Ilaria dietro a raccontarcele.
Ilaria,appunto. Ilaria è tosta. Ha trovato nella corsa di resistenza un canale dove buttare tutta la sua forza e lo fa. Mi sembra di rivedere me stesso all'inizio. I 35 km del lungo sono la scusa che l'ha portata lì,in quel posto e in quel momento. Ma l'obbiettivo grosso ce l'ha già ben scolpito in mente. Certo,io ci metto del mio per tenere acceso questo fuoco,ma lei non fa nulla per spegnerlo. Uno sguardo,un sorriso. Il gioco è fatto,si faranno 43 km. Quanto basta per diventare ultra.
Al km55,come da accordi,scende dall'auto anche Cico. Pure per lui il menu prevede 35 km di lungo in vista di Torino. Quando Cico risalirà sull'Ammiraglia sarà il km 90. Saremo a buon punto.
Mauro ha rallentato e l'abbiamo ripreso. Ora si corre in gruppo o quasi. Io,Cico e Ilaria davanti. Mauro appena dietro e silenzioso.
Avremo modo di parlare più avanti,quando i km diventaranno sempre più importanti. Quando la gloria sarà sempre più vicina. Quando non ci sarà più spazio per le scuse e si dovranno tirare fuori gli attributi.
Ilaria e Cico corrono insieme per 8 km. Al km 63,a 43 km dall'inizio della sua corsa,ci fermiamo a festeggiare con alcune flessioni il traguardo appena raggiunto dalla neo ultra maratoneta. Farà strada,sono sicuro. La stoffa c'è. Foto e video d'ordinanza,tanti complimenti a Ilaria e ripartiamo.
Inizia a piovere. Come sempre.
Le prime volte mi arrabbiavo,ora non ci penso più. L'ho accettato e ci convivo. Quando corro,piove.
Cico è di compagnia,si parla di imprese future e di lavoro. Mauro,dopo un periodo di appannamento,è tornato a correre al suo ritmo e ci distanzia di qualche metro. Ormai ha superato il “muro” del km 65,quello dove si fermò al Passatore a maggio. Stavolta è diverso,Mauro c'è e ce la farà.
La pioggia non ci dà tregua e diventa sempre più insistente,credo che ormai manchi poco alla Valle d'Aosta. Siamo quasi a 70 km ed inizia a fare buio. E' forse il momento peggiore della gara per me: mi accorgo che con il freddo,aggiunto all'acqua che ci bagna i vestiti,consumo molta più energia del solito. Questo mi porta ad avere continuamente fame nonostante riesca sempre a buttare giù qualcosa ad ogni ristoro. Ma,come detto,ai ristori c'è poco o niente. Chiedo ai ragazzi del team di comprarmi qualcosa da mangiare,mancano ancora 30 km e sono tanti.
Al km 70 mi fermo sul ciglio della strada. Il provvidenziale Volkswagen Caddy di Mauro sembra fatto apposta per scortarci: ha un portellone posteriore che,quando aperto,diventa un tetto dove ci si può riparare dalla pioggia. Lì sotto mangio una focaccia farcita,sapientemente fatta tagliare in piccoli pezzi dai ragazzi.
Riparto,sperando di aver tamponato per un po' la fame.
I km scorrono sotto i nostri passi,le gambe iniziano ad essere stanche e pesanti,siamo bagnati fradici e non conviene cambiarci adesso. Se smette di piovere ci penseremo. Arriviamo a Point Saint Martin,stupendo borgo valdostano che,illuminato dalle luci del sabato sera e bagnato dalla pioggia fitta,ha qualcosa di magico. Mi fermo a guardare questo piccolo angolo remoto d'Italia,consapevole che manca meno di una mezza maratona alla fine e sto bene. Aspetto Cico che si cambia,fino a quel momento aveva corso in maniche corte. Stoico.
La strada scende per qualche km,ne approfitto per lasciare andare le gambe. Riesco a correre bene sotto i 6 minuti al km,sento solo un fastidio per una vescica. Devo aver sbagliato qualcosa nell'approccio alla gara. Nonostante l'esperienza che uno può accumulare,qualcosa salta sempre. E poi,come dice Re Giorgio Calcaterra,: “una 100km è sempre una 100 km!”.
Con Cico si parla. Lui è un mito per me. Non so più quante imprese nel sociale ha portato a termine. Ha fondato un gruppo di Protezione Civile che ha preso encomi dovunque,è sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno. Una persona con un cuore grande così,sono contento che sia qui a correre con me in questa sera piovosa in Valle d'Aosta. La corsa,se condivisa,è molto meno faticosa.
Luca e Ilaria passano e mi salutano dalla macchina. Lei è tornata in auto e lui,da buon “quasi marito”,l'ha pazientemente aspettata e poi l'ha portata a cenare. Sono contento che siano venuti ad accompagnarmi.
Luca Musoni è encomiabile:sta guidando da 10 ore e sta facendo un resoconto dettagliato sui social network. Un lavoro davvero perfetto. Lui al momento è fermo ai box per un fastidio al ginocchio,ha corso poco. Ma in quel poco ho intravisto una forza notevole. Sono sicurissimo che quando tornerà,non ce ne sarà più per nessuno. Si toglierà grosse soddisfazioni. Rada da Milano è in costante contatto con lui e mi manda saluti che mi scaldano il cuore. Anna ed Heros continuano nella loro performance colorata e rumorosa.
Appena prima del km 90 smette di piovere. Ne approfittiamo all'istante per fermarci,cambiarci completamente e per mangiare di nuovo. Ho ancora fame e mangio una pizza al prosciutto,faccio schifo! Con i vestiti caldi e asciutti e con la pancia piena,salutiamo l'immenso Cico e con Mauro ripartiamo. Siamo rimasti solo io e lui e ora non si scherza più.
Mancano 10 km all'arrivo,il percorso non è pattugliato da nessuna persona dell'organizzazione. Si corre sul ciglio della strada che è aperta al traffico,di notte. E' molto pericoloso. Noi abbiamo gli accompagnatori ma penso a chi corre senza assistenza,succedesse qualcosa in questo punto non c'è nessuno che possa fare nulla. Allucinante.
Continuiamo a correre,cerchiamo di fermarci il meno possibile. Non piove più e questo è buono. Come sempre succede nell'ultimo pezzo di gara,si fanno calcoli improbabili di medie e tempi finali. Non sappiamo che ci aspettano gli ultimi terribili km. Infatti,non appena passato il cartello del km 95,inizia una salita che non mollerà fino alla fine.
Naturalmente,vista la pendenza e la stanchezza,camminiamo per 3,5 km circa. Siamo al buio. Con Mauro cerchiamo di capire dove siamo,ogni volta sembra esserci l'ingresso a Saint Vincent ma non arriva mai. Dopo aver superato una curva a destra,vediamo l'auto di Heros ferma con le quattro frecce accese.
Ricordo che nell'estate del 2012,quando mi accompagnò alla 100 km di Asolo,dopo il novantesimo km si fermava ogni 200 metri per paura che sbagliassi strada visto che non avevo più. Di quella notte veneta ho un dolce ricordo: trovai due angeli custodi grazie ai quali non mi ritirai,Heros e Andrea BS. Al traguardo di Asolo capii che non avrei mollato facilmente e che avrei potuto spostare il limite ancora una volta. Quella notte,forse,diventai davvero un ultra.
Stavolta Heros è fermo per un motivo ben preciso: lì,a pochi metri dall'auto,c'è un cartello. E quel cartello dice “Saint Vincent”.
Ci siamo.
Batto un cinque all'eroico Mauro,immenso nella sua impresa. Entriamo in paese,fa freddo. Sembra quasi che dal cielo scenda nevischio. Ma ora non ci importa,siamo vicinissimi al bersaglio grosso.
La nostra corsa sbilenca ci porta fino al cartello del km 99,qui troviamo l'ultima sorpresa della gara: l'ultimo km è tutto in salita fino all'arrivo. Imprechiamo un po' ma non ci fermiamo.
Vediamo le terme,l'arrivo ormai è a vista d'occhio. A pochi metri dal gonfiabile mi aspettano Ilaria e Luca,eravamo d'accordo così. Avevo affidato a loro un compito importante: passarmi la bandiera della Via della Felicità e la maglietta celebrativa di questa impresa.
A cinque metri dall'arrivo mi fermo,mi volto e lascio passare Mauro,applaudendolo e invitando il pubblico presente a fare lo stesso. Meritatissimo riconoscimento a quest'uomo tosto che ha coronato il suo sogno nonostante gli acciacchi e i consigli di chi gli diceva di lasciar perdere. Ora i gufi staranno in silenzio,Mauro invece si godela gloria dei grandi.
Appena vedo che il mio compagno di corsa taglia il traguardo,prendo la bandiera e con tre passi supero anche io l'agognata finish line. Sento gli applausi del team,so che loro ora aspettano il solito show,ormai è un marchio di fabbrica e non posso esimermi dal farlo. Così,stendo la bandiera della Via della Felicità per terra,mi appoggio sopra di essa e eseguo ben dieci flessioni scandite dal conteggio dei presenti. Non contento e a favore di telecamera,prendo la maglia e la faccio vedere. Sopra ci sono i nomi delle quattro 100 km italiane che ho concluso e la frase “solo i duri,solo i forti,solo i coraggiosi” che è uno slogan dell'esercito spartano. Slogan che simboleggia per me un sogno,oggi ancora troppo lontano.
Non posso immaginare che tutta questa scena,giorni dopo,verrà trasmessa in ben tre telegiornali locali!
Saluto tutti,mi siedo accanto a Mauro e prendiamo la meritata medaglia. Togliamo il chip,ritiriamo il pacco gara e ci avviamo verso le docce. Queste ultime stavolta sono di tutto rispetto,all'interno delle terme di Saint Vincent. Acqua calda,vestiti asciutti e puliti ed esco. Aspetteremo un'oretta Mauro che nel frattempo si è fatto fare dei massaggi,ma ci sta dopo l'impresa!
In paese è tutto chiuso e a malincuore decidiamo di fermarci a mangiare all'autogrill. Arriva l'ora dei saluti,alcuni andranno a Torino,altri si fermeranno a Novara. Io,Mauro,Heros e Luca torniamo a Milano stanchissimi ma soddisfatti. Entro in casa alle 2 di notte passate,dopo quasi 24 ore.
Un'altra grande giornata di sport è lasciata alle spalle,un'altra avventura si è conclusa positivamente,un altro limite si è spostato.
La prima cosa che mi viene da fare,naturalmente,è ringraziare il mio superbo team. Grazie di cuore a Luca Leo,Luca Musoni,Ilaria Balletta,Anna Cordero,Cico Cicogna e al capitano Heros Diliberto.
Grazie a Mauro Fiorini,grande lottatore che ha portato a casa un grande trionfo.
Ora mancano solo due maratone,Torino e Reggio Emilia,per chiudere un 2013 leggendario.
Il lago Balaton,che ho visto da ogni prospettiva,che ho odiato e amato al tempo stesso,rimarrà sempre nel mio cuore ma è il passato.
Ora,mi hanno detto,ci sarebbero alcuni Colli da scalare.
Non ricordo il numero,pare siano Nove.
Così mi hanno detto.