Aeroporto di Bergamo
Orio al Serio.3 giugno 2013,ore 9.00.
Un costosissimo panino
con la bresaola al bar del terminal mi fa capire che siamo rientrati
in Italia.
L'aereo in arrivo da
Budapest è atterrato da mezz'ora circa,siamo tornati.
Laggiù in
Ungheria,sulle rive del lago Balaton,ci ho lasciato tutto. Sono
arrivato al traguardo da meno di 24 ore,precisamente erano le 13.08
di ieri,domenica 2 giugno.
31 ore e 8 minuti di
corsa ininterrotta.
212 infiniti km.
Tra 20 giorni esatti
mi sposo. Mi godrò un meritato riposo perché quello che dovevo dare
l'ho dato.
Più di così è
impossibile.
In
effetti ciò che pensavo in quel nuvoloso lunedì di inizio giugno si
è poi tramutato in realtà.
Mi
sono sposato con Rada il 23 giugno e ho ripreso a correre solo il 2
luglio,esattamente un mese dopo la fine della UltraBalaton. Un'uscita
solitaria al parco di Trenno di 23 km per sgranchire le gambe in
vista del consueto appuntamento del primo weekend di luglio
all'Alpemarathon dell'amico Mario Blatto.
Un'Alpemarathon
come sempre spettacolare,condita dalla preziosa presenza dei grandi
Mauro Firmani e Cico Cicogna. Ma soprattutto dall'esordio sulla
distanza regina (molto poco volontario a dire il vero) di tre miei
amici e neo runners: Luca,Anna e Walter.
Archiviata
l'esperienza valdostana,ho continuato ad allenarmi in città perlopiù
tra Trenno e Montagnetta. Devo dire che,nonostante la solita scarsa
voglia,ho mantenuto una buona media di uscite settimanali e mi sono
concesso pure tre lunghi:uno con lo Squero,uno con Anna e uno (di 32
km) con Ilaria.
Zero
gare corse ma ben due organizzate:oltre alla classica Stragarbagna
giunta alla sua 4a edizione,quest'anno Novara Che Corre si è
cimentata con la prima edizione della StraCambra riuscita
discretamente bene.
Zero
gare corse,è vero. D'altronde l'obiettivo autunnale era già ben
delineato: 100 km delle Alpi,il 12 ottobre.
Avevo
scelto in estate questa gara principalmente per due motivi: portare
al traguardo l'amico Mauro Fiorini ritiratosi al km 65 del Passatore
e correre la mia terza 100 km nel 2013 chiudendo così anche il
cerchio delle 4 grandi 100 km italiane (Passatore,Asolo,Seregno e
Alpi).
Con
Mauro avevamo stilato un calendario per capire quali maratone
potessimo utilizzare come allenamento e per vari impegni avevo deciso
di correre solo la Verona Marathon il 6 ottobre.
E
così è stato.
La
settimana precedente l'impegno veronese ho ricevuto un paio di
forfait per infortunio di amici che dovevano correre con me,tra cui
lo stesso Mauro. Ho deciso che sarei comunque andato a Verona anche
da solo perché ormai ero iscritto e avevo proprio voglia di correre
una maratona dopo tanto tempo senza “attaccarmi un numero”.
Inoltre, l'expo ed il ritiro pettorali erano vicinissimi all'uscita
autostradale quindi da casa ci avrei messo poco più di un'ora per
raggiungerlo. Fortunatamente però,un paio di giorni prima,Anna ha
deciso di accompagnarmi pur non correndo. Era una buona occasione per
noi di fare due chiacchiere e per lei di vedere una maratona “dal
vivo” visto che presto ne correrà una.
Ciò
che più mi piace di queste gare “toccata e fuga” è
l'organizzazione nei minimi dettagli delle stesse: dovendo lavorare
alla sera,ho preferito fare in modo di tornare subito a casa dopo i
42 km.
Borsa
e vestiti preparati dalla sera prima,colazione già pronta sul mobile
della cucina e sveglia alle 5 in attesa di Anna che arriva puntuale
alle 5.30 sotto casa. Guido io la sua macchina,sono contento che
abbia deciso di accompagnarmi. Si chiacchiera,la vedo felice di poter
vedere da vicino una maratona su strada,lei che ha corso i 42 km
saliscendi dell'Alpemarathon.
Sosta
veloce all'autogrill,caffè e si arriva in perfetto orario sulla
tabella di marcia al ritiro pettorali a Verona. Espletate tutte le
formalità pre gara,fissato il pettorale alla maglietta di Novara Che
Corre e salutato Anna,mi accingo a salire sulla navetta che mi
porterà a Sant'Ambrogio di Valpolicella luogo nel quale ci sarà la
partenza.
Sul
posto incontro parecchie facce note tra cui il mitico Davide Daccò
in veste di speaker e l'uomo del deserto Beppe Radaelli con cui ho
condiviso le fatiche della 100 km del Sahara 2012.
Mi
infilo nella mia griglia di competenza ed alle 9.15 precise lo sparo
dello starter indica l'inizio dell'ennesima avventura. Visto che tra
6 giorni devo correre una 100 km,cerco di tenere il freno a mano
tirato e mi posiziono nel gruppetto dei pacer delle 4 ore. Noto
subito che,anche volendo andare piano,il mio passo in maratona (se
sono in forma) porta ad una proiezione finale tra le 3h45' e le 3h55'
ed infatti dopo pochi km,senza particolare fatica,stacco il gruppetto
con cui ero stato inizialmente. Inizia una gara in solitaria,tra
vigneti e mega ville,attraversando paesini e zone industriali. Vedo e
capisco dalle parole che sento che c'è parecchia gente che sta
correndo la sua prima maratona e questo mi piace molto,il nostro
sport sta avendo sempre più successo.
I km
trascorrono tranquilli,a differenza delle ultime gare fatte stavolta
ho proprio voglia di correre e sto bene. Ho con me il telefono e
mando foto e messaggi a Rada,che sta uscendo per andare al lavoro,ad
Anna che mi sta aspettando all'interno dell'Arena dove ci sarà il
traguardo e soprattutto a mio fratello e mia sorella. Quest'ultima è
a casa con il piccolo Mattia,mio nipote,che domani compirà un
mese!!!Ho fatto fare una maglietta celebrativa che ho indossato prima
della gara per festeggiare il bambino più bello del mondo!!
Intorno
al km 36 si entra nel centro storico di Verona,si vede l'Arena
intorno alla quale si correrà per ben 6 km,fino al traguardo. Inizia
a piovere,come sempre,anche forte. Allungo il passo perché inizio
anche ad avere freddo,le gambe vanno e vedo l'arrivo sempre più
vicino. Se continuo così posso stare sotto le 3h50',per quanto non
me ne freghi nulla.
Vedo
di nuovo l'Arena ed il cartello del km 42. Lì vicino c'è anche la
grande Sara Valdo,nazionale di ultramaratona,che mi saluta. Me
l'aveva promesso via Facebook qualche giorno prima.
Entro
nell'Arena di Verona,bellissima. Non c'ero mai stato prima.
A 10
metri dal traguardo,al di là delle transenne,vedo Anna che sta
facendo un video del mio arrivo. La saluto e mi avvio a chiudere la
mia ennesima fatica di 42,195 km. Taglio il traguardo in 3h48',felice
e bagnato fradicio.
Dopo
aver preso la consueta medaglia di finisher che mi porge gentilmente
una delle hostess,mi avvolgo nel telo termico e mi avvio verso
l'uscita. Trovo Anna con la quale mi fermo sotto un albero,al riparo
dalla pioggia,per togliermi i vestiti fradici e mettere qualcosa di
caldo e asciutto. Ci incamminiamo verso il bus navetta che ci riporta
all'expo e soprattutto al parcheggio dove c'è la nostra auto,la
pioggia continua incessante. Decidiamo di andare diretti a Milano e
mangiare qualcosa in autogrill. Mi cambio completamente,saliamo in
macchina e ci fermiamo in autostrada a mangiare un'insalatona (non
c'era niente di meglio!).
Alle
15 sono già a casa a Milano,ringrazio Anna per la preziosa
compagnia. E' stato bello chiacchierare con lei e vivere questa bella
giornata di sport all'insegna della corsa!
La
settimana seguente passa velocemente tra chat e telefonate per
mettere insieme il team di accompagnamento che mi seguirà in quello
che è il mio vero obiettivo dell'autunno: la 100 km delle
Alpi,organizzata dal Giro d'Italia Run di Enzo Caporaso.
Questa
gara va a chiudere un mio piccolo traguardo: quello di essere
finisher delle 100 km più famose in Italia: Passatore,Asolo,Seregno
e Alpi appunto. E poi ho promesso al mio amico pazzo Mauro Fiorini di
“scortarlo” al traguardo della sua prima 100,al Passatore non ce
l'avevamo fatta ma stavolta non ci fermerà nessuno.
Il
team,mai come stavolta,è vario e agguerrito. C'è Anna,che dopo
Verona mi accompagna anche in questa avventura. C'è Luca,partito con
me da Milano,che è fermo per infortunio ma che presto tornerà più
forte di prima. C'è mio fratello Luca,che accompagna la sua “quasi
moglie” Ilaria (che correrà con me un pezzo di gara),c'è il
solito grande Cico. Soprattutto c'è il capitano del team,l'uomo che
mi ha seguito in ben tre 100 km,il miglior accompagnatore di
sempre,insieme al Guru Carmelo Votano: Heros.
A
dire il vero Heros all'appuntamento prefissato non si presenta:
complice una sveglia che non ha suonato,ci raggiungerà solo al km 10
ma da qui in poi la sua presenza si sentirà eccome.
Si
parte da Milano,Mauro e Luca sono puntualissimi. Sosta in autogrill
per colazione e per aspettare i ragazzi che sono partiti da Novara.
Finalmente tutti insieme ci dirigiamo verso Torino,là ci aspetta
Cico.
Il
ritrovo è in via Oxilia,in un centro sportivo.
Ritirato
il mio pettorale,fatte le foto ed i video di rito per l'associazione
“La Via della Felicità” di cui sono testimonial,mi preparo alla
partenza. Arrivano gli amici di Torino,circa 10 persone venute
apposta per vedermi partire per questa avventura. Rivedo dopo anni il
mio amico Francesco,anche lui venuto apposta,e mi fa molto piacere.
Con Mauro,dopo aver fatto una foto insieme al mitico Ame Bonfanti,ci
posizioniamo in prima fila pronti a partire.
Alle
10 spaccate si parte,inizia un'altra avventura.
Questa
è la terza 100 km che corro quest'anno,quarta se conto anche la 100
a tappe in Senegal. La cosa che più mi fa pensare è che dopo
giugno,dopo l'UltraBalaton in Ungheria ho ancora voglia di cimentarmi
in gare lunghissime. Infatti sono qui,ancora una volta. Dico sempre
che è l'ultima ma poi ci ricasco sempre. E' un vizio.
I
primi km servono per uscire da Torino e per dirigerci verso Leinì,il
primo dei 18 paesi che attraverseremo fino all'arrivo a Saint
Vincent. Le previsioni meteo davano poche possibilità di pioggia al
mattino,con la situazione che peggiorava man mano con lo scorrere
delle ore. In effetti il cielo alla partenza e per i primi 20/30 km è
poco nuvoloso e,a volte,si apre e ci fa intravedere il sole. Per
esperienza consolidata so che comunque un po' d'acqua la
prenderò,sembra una tassa da pagare per me ogni volta!
I
ristori sono posizionati ogni 5 km circa,capisco subito che non sono
molto forniti e questa cosa non mi piace per niente. In una 100
km,specie per chi va piano,si consumano 7-8 mila calorie e si sta
sulle gambe per più di 10-12 ore. Non è quindi possibile,secondo
me,a fronte di un pagamento dell'iscrizione di 40-50 euro,trovare
solo cubetti di formaggio o mortadella con pezzi di cracker e pezzi
di pane. Questo non basta. Per fortuna ho un grande team che ovvierà
a questo problema.
Nella
prima parte del percorso si corre in gruppo. A guidarlo,con un passo
fin troppo veloce,c'è Mauro. E' concentratissimo,se ne sta da solo
là davanti e spinge. Ha una fortissima intenzione di arrivare al
traguardo nonostante i problemi fisici. Vedo sul suo volto gli “occhi
della tigre”,stavolta sono sicuro che coronerà il suo sogno. Al
Passatore non l'avevo visto così tosto. Sarà per me un onore
accompagnarlo in questa impresa.
Al
ristoro del km 20 Ilaria scende dalla macchina e corre con noi. Il
suo obiettivo è quello di correre 35 km,quindi risalirà in macchina
al km 55. Un bel lungo in compagnia in vista della Turin Marathon che
correremo a novembre.
Per
un paio di ristori perdiamo le auto del team,le ritroviamo più
avanti. Come sempre anche per loro non è facile seguirci.
Attraversiamo un'infinità di paesini con alcuni scorci molto
belli,seguiti da lunghi e noiosi rettilinei sulla Statale. Al km 30
ci fermiamo a ristorarci davanti al castello di Elisa di Rivombrosa.
Stiamo tenendo una media troppo alta,andando di questo passo abbiamo
una proiezione finale di 10h/10h e mezza. Una follia,scoppieremo.
I 10
km che separano il ristoro del trentesimo da quello del quarantesimo
km infatti,sono molto duri e con tanti saliscendi. Rallentiamo e ci
stacchiamo dal gruppo con il quale siamo stati finora. Mauro è
qualche decina di metri dietro di me,io sto correndo con Ilaria con
la quale si instaura anche una fitta chiacchierata che mi fa passare
il tempo senza pensare alla fatica. Arriviamo al quarantesimo
km,fossimo in maratona sarebbe un bellissimo km. Purtroppo (o per
fortuna,dipende dai punti di vista) questa è una 100 km e manca
ancora tantissimo a Saint Vincent.
Il
team,stupendo,non ci fa mancare mai il suo prezioso supporto. Heros e
Anna hanno un megafono con il quale continuano a cantare e a
prenderci allegramente in giro. Luca è in auto da solo e aspetta che
Ilaria finisca la sua fatica. L'altro Luca e Cico stanno riprendendo
tutto con la telecamera.
Aspetto
che anche Mauro arrivi al ristoro e subito dopo procediamo al primo
cambio di indumenti. Non fa freddo ancora,ma il sole sembra ci stia
per abbandonare. Metto una maglia a manica lunga e il buff al posto
del cappellino. Un sorso d'acqua e si riparte.
Grande
festa al folkloristico cartello dei 42,195 km che vediamo poco dopo.
Cico,Heros e Anna si fanno una foto ricordo. Sono d'altronde tutti e
tre maratoneti,la foto spetta loro di diritto. Questo piccolo
traguardo,in realtà,ha un grande significato: è il passaggio tra la
maratona e l'ultramaratona. Un passo prima sei maratoneta,un passo
dopo sei un ultra. La prima volta che superai questo cartello,al
Passatore del 2011,fu una grande emozione.
La
strada inizia a salire di brutto,si va verso il km 50. Metà gara.
Questa è la parte più dura del percorso,una lunga salita che porta
ad Alice. Pendenze importanti ma nulla a che vedere con il Passatore
e soprattutto con Asolo. Sono comunque poco allenato e la
sento,eccome se la sento.
Passiamo
anche il km 50,da qualche tempo ormai la formazione è questa: Mauro
davanti di qualche centinaio di metri,io e Ilaria dietro a
raccontarcele.
Ilaria,appunto.
Ilaria è tosta. Ha trovato nella corsa di resistenza un canale dove
buttare tutta la sua forza e lo fa. Mi sembra di rivedere me stesso
all'inizio. I 35 km del lungo sono la scusa che l'ha portata lì,in
quel posto e in quel momento. Ma l'obbiettivo grosso ce l'ha già ben
scolpito in mente. Certo,io ci metto del mio per tenere acceso questo
fuoco,ma lei non fa nulla per spegnerlo. Uno sguardo,un sorriso. Il
gioco è fatto,si faranno 43 km. Quanto basta per diventare ultra.
Al
km55,come da accordi,scende dall'auto anche Cico. Pure per lui il
menu prevede 35 km di lungo in vista di Torino. Quando Cico risalirà
sull'Ammiraglia sarà il km 90. Saremo a buon punto.
Mauro
ha rallentato e l'abbiamo ripreso. Ora si corre in gruppo o quasi.
Io,Cico e Ilaria davanti. Mauro appena dietro e silenzioso.
Avremo
modo di parlare più avanti,quando i km diventaranno sempre più
importanti. Quando la gloria sarà sempre più vicina. Quando non ci
sarà più spazio per le scuse e si dovranno tirare fuori gli
attributi.
Ilaria
e Cico corrono insieme per 8 km. Al km 63,a 43 km dall'inizio della
sua corsa,ci fermiamo a festeggiare con alcune flessioni il traguardo
appena raggiunto dalla neo ultra maratoneta. Farà strada,sono
sicuro. La stoffa c'è. Foto e video d'ordinanza,tanti complimenti a
Ilaria e ripartiamo.
Inizia
a piovere. Come sempre.
Le
prime volte mi arrabbiavo,ora non ci penso più. L'ho accettato e ci
convivo. Quando corro,piove.
Cico
è di compagnia,si parla di imprese future e di lavoro. Mauro,dopo un
periodo di appannamento,è tornato a correre al suo ritmo e ci
distanzia di qualche metro. Ormai ha superato il “muro” del km
65,quello dove si fermò al Passatore a maggio. Stavolta è
diverso,Mauro c'è e ce la farà.
La
pioggia non ci dà tregua e diventa sempre più insistente,credo che
ormai manchi poco alla Valle d'Aosta. Siamo quasi a 70 km ed inizia a
fare buio. E' forse il momento peggiore della gara per me: mi accorgo
che con il freddo,aggiunto all'acqua che ci bagna i vestiti,consumo
molta più energia del solito. Questo mi porta ad avere continuamente
fame nonostante riesca sempre a buttare giù qualcosa ad ogni
ristoro. Ma,come detto,ai ristori c'è poco o niente. Chiedo ai
ragazzi del team di comprarmi qualcosa da mangiare,mancano ancora 30
km e sono tanti.
Al km
70 mi fermo sul ciglio della strada. Il provvidenziale Volkswagen
Caddy di Mauro sembra fatto apposta per scortarci: ha un portellone
posteriore che,quando aperto,diventa un tetto dove ci si può
riparare dalla pioggia. Lì sotto mangio una focaccia
farcita,sapientemente fatta tagliare in piccoli pezzi dai ragazzi.
Riparto,sperando
di aver tamponato per un po' la fame.
I km
scorrono sotto i nostri passi,le gambe iniziano ad essere stanche e
pesanti,siamo bagnati fradici e non conviene cambiarci adesso. Se
smette di piovere ci penseremo. Arriviamo a Point Saint
Martin,stupendo borgo valdostano che,illuminato dalle luci del sabato
sera e bagnato dalla pioggia fitta,ha qualcosa di magico. Mi fermo a
guardare questo piccolo angolo remoto d'Italia,consapevole che manca
meno di una mezza maratona alla fine e sto bene. Aspetto Cico che si
cambia,fino a quel momento aveva corso in maniche corte. Stoico.
La
strada scende per qualche km,ne approfitto per lasciare andare le
gambe. Riesco a correre bene sotto i 6 minuti al km,sento solo un
fastidio per una vescica. Devo aver sbagliato qualcosa nell'approccio
alla gara. Nonostante l'esperienza che uno può accumulare,qualcosa
salta sempre. E poi,come dice Re Giorgio Calcaterra,: “una 100km è
sempre una 100 km!”.
Con
Cico si parla. Lui è un mito per me. Non so più quante imprese nel
sociale ha portato a termine. Ha fondato un gruppo di Protezione
Civile che ha preso encomi dovunque,è sempre pronto ad aiutare chi
ha bisogno. Una persona con un cuore grande così,sono contento che
sia qui a correre con me in questa sera piovosa in Valle d'Aosta. La
corsa,se condivisa,è molto meno faticosa.
Luca
e Ilaria passano e mi salutano dalla macchina. Lei è tornata in auto
e lui,da buon “quasi marito”,l'ha pazientemente aspettata e poi
l'ha portata a cenare. Sono contento che siano venuti ad
accompagnarmi.
Luca
Musoni è encomiabile:sta guidando da 10 ore e sta facendo un
resoconto dettagliato sui social network. Un lavoro davvero perfetto.
Lui al momento è fermo ai box per un fastidio al ginocchio,ha corso
poco. Ma in quel poco ho intravisto una forza notevole. Sono
sicurissimo che quando tornerà,non ce ne sarà più per nessuno. Si
toglierà grosse soddisfazioni. Rada da Milano è in costante
contatto con lui e mi manda saluti che mi scaldano il cuore. Anna ed
Heros continuano nella loro performance colorata e rumorosa.
Appena
prima del km 90 smette di piovere. Ne approfittiamo all'istante per
fermarci,cambiarci completamente e per mangiare di nuovo. Ho ancora
fame e mangio una pizza al prosciutto,faccio schifo! Con i vestiti
caldi e asciutti e con la pancia piena,salutiamo l'immenso Cico e con
Mauro ripartiamo. Siamo rimasti solo io e lui e ora non si scherza
più.
Mancano
10 km all'arrivo,il percorso non è pattugliato da nessuna persona
dell'organizzazione. Si corre sul ciglio della strada che è aperta
al traffico,di notte. E' molto pericoloso. Noi abbiamo gli
accompagnatori ma penso a chi corre senza assistenza,succedesse
qualcosa in questo punto non c'è nessuno che possa fare nulla.
Allucinante.
Continuiamo
a correre,cerchiamo di fermarci il meno possibile. Non piove più e
questo è buono. Come sempre succede nell'ultimo pezzo di gara,si
fanno calcoli improbabili di medie e tempi finali. Non sappiamo che
ci aspettano gli ultimi terribili km. Infatti,non appena passato il
cartello del km 95,inizia una salita che non mollerà fino alla fine.
Naturalmente,vista
la pendenza e la stanchezza,camminiamo per 3,5 km circa. Siamo al
buio. Con Mauro cerchiamo di capire dove siamo,ogni volta sembra
esserci l'ingresso a Saint Vincent ma non arriva mai. Dopo aver
superato una curva a destra,vediamo l'auto di Heros ferma con le
quattro frecce accese.
Ricordo
che nell'estate del 2012,quando mi accompagnò alla 100 km di
Asolo,dopo il novantesimo km si fermava ogni 200 metri per paura che
sbagliassi strada visto che non avevo più. Di quella notte veneta ho
un dolce ricordo: trovai due angeli custodi grazie ai quali non mi
ritirai,Heros e Andrea BS. Al traguardo di Asolo capii che non avrei
mollato facilmente e che avrei potuto spostare il limite ancora una
volta. Quella notte,forse,diventai davvero un ultra.
Stavolta
Heros è fermo per un motivo ben preciso: lì,a pochi metri
dall'auto,c'è un cartello. E quel cartello dice “Saint Vincent”.
Ci
siamo.
Batto
un cinque all'eroico Mauro,immenso nella sua impresa. Entriamo in
paese,fa freddo. Sembra quasi che dal cielo scenda nevischio. Ma ora
non ci importa,siamo vicinissimi al bersaglio grosso.
La
nostra corsa sbilenca ci porta fino al cartello del km 99,qui
troviamo l'ultima sorpresa della gara: l'ultimo km è tutto in salita
fino all'arrivo. Imprechiamo un po' ma non ci fermiamo.
Vediamo
le terme,l'arrivo ormai è a vista d'occhio. A pochi metri dal
gonfiabile mi aspettano Ilaria e Luca,eravamo d'accordo così. Avevo
affidato a loro un compito importante: passarmi la bandiera della Via
della Felicità e la maglietta celebrativa di questa impresa.
A
cinque metri dall'arrivo mi fermo,mi volto e lascio passare
Mauro,applaudendolo e invitando il pubblico presente a fare lo
stesso. Meritatissimo riconoscimento a quest'uomo tosto che ha
coronato il suo sogno nonostante gli acciacchi e i consigli di chi
gli diceva di lasciar perdere. Ora i gufi staranno in silenzio,Mauro
invece si godela gloria dei grandi.
Appena
vedo che il mio compagno di corsa taglia il traguardo,prendo la
bandiera e con tre passi supero anche io l'agognata finish line.
Sento gli applausi del team,so che loro ora aspettano il solito
show,ormai è un marchio di fabbrica e non posso esimermi dal farlo.
Così,stendo la bandiera della Via della Felicità per terra,mi
appoggio sopra di essa e eseguo ben dieci flessioni scandite dal
conteggio dei presenti. Non contento e a favore di telecamera,prendo
la maglia e la faccio vedere. Sopra ci sono i nomi delle quattro 100
km italiane che ho concluso e la frase “solo i duri,solo i
forti,solo i coraggiosi” che è uno slogan dell'esercito spartano.
Slogan che simboleggia per me un sogno,oggi ancora troppo lontano.
Non
posso immaginare che tutta questa scena,giorni dopo,verrà trasmessa
in ben tre telegiornali locali!
Saluto
tutti,mi siedo accanto a Mauro e prendiamo la meritata medaglia.
Togliamo il chip,ritiriamo il pacco gara e ci avviamo verso le docce.
Queste ultime stavolta sono di tutto rispetto,all'interno delle terme
di Saint Vincent. Acqua calda,vestiti asciutti e puliti ed esco.
Aspetteremo un'oretta Mauro che nel frattempo si è fatto fare dei
massaggi,ma ci sta dopo l'impresa!
In
paese è tutto chiuso e a malincuore decidiamo di fermarci a mangiare
all'autogrill. Arriva l'ora dei saluti,alcuni andranno a Torino,altri
si fermeranno a Novara. Io,Mauro,Heros e Luca torniamo a Milano
stanchissimi ma soddisfatti. Entro in casa alle 2 di notte
passate,dopo quasi 24 ore.
Un'altra
grande giornata di sport è lasciata alle spalle,un'altra avventura
si è conclusa positivamente,un altro limite si è spostato.
La
prima cosa che mi viene da fare,naturalmente,è ringraziare il mio
superbo team. Grazie di cuore a Luca Leo,Luca Musoni,Ilaria
Balletta,Anna Cordero,Cico Cicogna e al capitano Heros Diliberto.
Grazie
a Mauro Fiorini,grande lottatore che ha portato a casa un grande
trionfo.
Ora
mancano solo due maratone,Torino e Reggio Emilia,per chiudere un 2013
leggendario.
Il
lago Balaton,che ho visto da ogni prospettiva,che ho odiato e amato
al tempo stesso,rimarrà sempre nel mio cuore ma è il passato.
Ora,mi
hanno detto,ci sarebbero alcuni Colli da scalare.
Non
ricordo il numero,pare siano Nove.
Così
mi hanno detto.
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