venerdì 13 dicembre 2013

GRAZIE 2013!!!

Il mio calendario sportivo,come ormai da un paio di anni a questa parte,prevede le ultime due fatiche negli ultimi due mesi dell'anno: la Turin Marathon e la Maratona di Reggio Emilia.
Queste due gare vanno a chiudere un favoloso e quasi sicuramente irripetibile 2013,dodici mesi nei quali ho collezionato la bellezza di 13 maratone,3 gare sulla distanza dei 100 km (Seregno,Passatore e Alpi) e la lucida follia dei 212 km della UltraBalaton di cui si è già detto molto.
Inoltre,sempre quest'anno,ho migliorato i miei personali sulla mezza maratona,sulla maratona (con l'exploit di Milano,che ancora oggi non so spiegarmi) e sulla 100 km. Certo,sono tempi lontanissimi da quelli degni di essere citati,ma tant'è e me li tengo gelosamente stretti!
Dunque a novembre,nel week-end del 15-16-17,sono stato a Torino in occasione della competizione cittadina. Quest'anno c'erano tre importanti motivi per i quali ero molto felice di essere nel capoluogo piemontese:l'invito personale del mio amico Mauro Firmani,una serata organizzata in mio onore dagli amici della Via della Felicità e la possibilità di far parte del gruppo di runners che avrebbero corso la maratona in 4ore 9 minuti e 43 secondi:il tempo che segnava il tabellone di Boston al momento dello scoppio dell'infame bomba lo scorso aprile.
Parto venerdì pomeriggio in treno da Milano e al mio arrivo vengo accolto dall'inossidabile Cico con il quale trascorrerò una piacevolissima serata con amici a parlare di corsa e di impegno sociale. A Torino vengo sempre sommerso dal loro affetto e quindi ogni volta ci torno più che volentieri.
Vado poi in albergo,logisticamente perfetto,e mi metto a letto.
L'indomani,sveglia presto e colazione con Mauro. Si inizia come sempre a chiacchierare di corse passate e soprattutto future,dopo di che ci rechiamo all'expo dove rimarremo per tutta la giornata. Saluto molta gente,ho il piacere di rivedere vecchi amici,di salutare la sempre gentilissima Valeria Straneo e di incontrare dal vivo il mitico Daniele,runner molto forte che farà il personale l'indomani e che mi porta l'autografo con dedica del mitico Claudio Lauretta!!!
La sera arriva presto e dopo una cena carica di carboidrati con i ragazzi del team di Mauro,vado a letto. Non prima di aver preparato tutta l'attrezzatura per l'indomani. Sono alla mia 35esima maratona,ma il rito della preparazione mi piace sempre come se fosse la prima volta. Credo che sia la cosa più bella in assoluto,sistemo con cura maniacale tutti gli “strumenti” del mestiere in modo da essere subito pronto e attivo il giorno dopo. Negli anni ho affinato questa meticolosa attività ma ricordo ancora con piacere la prima volta in assoluto:nella grande stanza dell'hotel a New York,con il Madison Square Garden che ribolliva di fronte ed io con la febbre. Ogni cosa al suo posto,anche la più inutile. Oggi prendo solo lo stretto necessario e so che mi basterà,ma allora era per me tutta un'avventura.
Purtroppo prendo sonno troppo tardi e mi sveglio troppo presto,alle 4.30 sono già con gli occhi aperti. Aspetto ancora un po' sotto le coperte e poi,irritato per lo scarso riposo,mi alzo.
Colazione,mi vesto e siamo pronti ad uscire.
Ci avviamo verso l'expo,dobbiamo fare la foto di gruppo con lo striscione “Remembering Boston”,sapientemente preparato il giorno prima da me e Alessio,il mitico ideatore di Passo Capponi.
Arrivano Ilaria,Luca,Simona,Mauro e la sua famiglia. Più tardi si aggregheranno al gruppo anche Rada,Heros e Anna che ci aspetteranno al traguardo.
Siamo un bel gruppo folto,per Cico e Ilaria correre in 4 ore e 09 minuti vuol dire fare il loro miglior tempo. E' un crono di tutto rispetto,si tratta pur sempre di correre sotto i 6 minuti al km per 42 km,ovvero a più di 10km/h!
Ci mettiamo nell'area partenza e lo sparo dello starter ci indica l'inizio dell'ennesima avventura.
Corriamo bene ed in gruppo,si ride,si scherza ed i km passano via veloci che quasi non me ne accorgo. Mi accorgo invece che correre sotto ritmo,seppur di poco,tende ad “imballarmi” le gambe ed infatti a fine gara avrò stranamente sintomi da acido lattico.
Verso il km 35 Ilaria e Cico tengono botta (come direbbero gli amici emiliani) anche se la stanchezza inizia a farsi sentire. Vedo Cico con il volto tirato ma con lo sguardo di chi non mollerà un centimetro. Ilaria ha dolori sparsi ma li sopporta senza fiatare.
All'ultimo km ci raduniamo tutti,prendiamo lo striscione,faccio i complimenti ai due ragazzi che hanno centrato il loro personale e veniamo avvolti da un lungo,infinito applauso. Noi lo giriamo alle vittime di Boston,seguendo un filo invisibile che unisce i runners di tutto il mondo. Siamo un popolo di splendidi pazzi sotto un'unica bandiera. Siamo positivi,siamo portatori sani di felicità,siamo un gruppo di gente veramente bella.
Tagliamo il traguardo ed il tabellone dice: 4.09.43.Spaccate.
Abbracci,qualche lacrima,saluto l'immenso Mauro e tutto il suo gruppo di matti e faccio le consuete flessioni con Ciro (riconoscibile sotto la sua cresta colorata di americana memoria) e Cico. Ben 10 piegamenti e si va a prendere la medaglia messa al collo di ognuno dal Comandante Mauro.
Saluto gli amici di Torino venuti apposta per vedermi,saluto Rada e ci incamminiamo verso l'albergo per la doccia. Seguirà una meritata pizza ed il treno di ritorno per Milano,dove starò per poco tempo prima di ripartire per andare al lavoro!
L'1 dicembre ho corso invece al Giro del Colle di San Michele,un imperdibile off road di 25 km che ogni anno mi vede ai nastri di partenza. Quest'anno con me c'erano Walter,Simona,Valentino e lo Squero. Infangati ma felici siamo tornati poi verso casa.
Come ogni anno,l'appuntamento di chiusura con le 42 km,avviene per me a Reggio Emilia. Semplicemente la maratona meglio organizzata al mondo. Una specie di festa del podista,il Natale anticipato del maratoneta. Un ritrovo di amici,una sorta di saluto finale dopo un anno di sport.
Quest'anno,a differenza dello scorso,ho optato per fare tutto in giornata con partenza da Milano la domenica mattina. Mi sono organizzato con il compagno di avventura Mauro Fiorini,ci siamo trovati al casello di Lodi con un altro suo amico e siamo partiti alla volta di Reggio. Prima tappa:autogrill per la colazione.
Siamo arrivati nella bella città emiliana ed abbiamo parcheggiato la macchina a 50 metri dal palazzetto nel quale come sempre si trova il ritiro pettorali e pacchi gara,le docce ed il deposito borse.
Mi sono preparato alla veloce e solo a 10 minuti dal via sono uscito,con conseguente botta di freddo,anche se minore rispetto agli anni scorsi. Per me è la stagione peggiore,non lo sopporto proprio il freddo! Con il caldo afoso vado bene,ma il freddo proprio no. Infatti mi trovo bene a correre nel deserto.
Alle 9 in punto si parte,primi km in centro poi si esce e si inizia a correre su un percorso ondulato. Dopo pochi km incrocio Mauro,con il quale correrò la maggior parte della gara fino al ristoro del km 30. Non voglio strafare,sento di aver dato abbastanza. Mi basta stare sotto le 4 ore e cerco di tenere un ritmo consono a questo obiettivo,Mauro ne ha di più ed infatti a 12 km dal traguardo cambia passo e va via.
Io corro bene,non ho crisi e ad ogni ristoro bevo tè caldo per rifocillarmi. Si rientra verso la città e,come se fosse scritto in un libro,proprio transitando al km 40,vedo Alina e Andrea ABS. Proprio nell'ultima maratona dell'anno,proprio al km della gloria,trovo i miei due amici di follie!Come ho già detto altre volte,se oggi corro le ultramaratone lo devo in parte alla pazienza di ABS e a quella indimenticabile notte ad Asolo. Vedo che vogliono stare da soli e li saluto,li aspetterò al traguardo.
Corro gli ultimi metri e chiudo in 3 ore e 53 minuti,facendomi un bell'applauso.
Mauro chiude in 3 ore e 47,il suo amico in 4 ore e 18.
Veloce relax,doccia,macchina,pranzo in autogrill e casa,dove arrivo verso le 16 come da previsioni e preparo l'albero di Natale.
Chiudo un anno memorabile,indimenticabile. Dodici mesi di corsa,iniziati con i tortellini di Cinzia a Crevalcore e finiti come sempre a Reggio. In mezzo tanti km,tantissime facce di amici,tante esperienze,tante avventure,tante sfide sempre più difficili.
Sicuramente la sfida più grande è stata quella tra la fine di maggio ed i primi di giugno,quella doppietta Passatore-UltraBalaton che molti ritenevano per me impossibile. Ed invece quei 312 km in 6 giorni sono alle spalle e sono un bel ricordo. Quella lunga notte affacciata su quell'immenso lago ungherese rimarrà sempre uno dei miei ricordi più cari.
Per concludere,a pochi giorni dalla scomparsa del grande Nelson Mandela,vi lascio con quella che ritengo la sua frase più bella,che mi ripeto spesso:
“UN VINCITORE E' SEMPLICEMENTE UN SOGNATORE CHE NON SI E' MAI ARRESO”


venerdì 1 novembre 2013

100 KM PER CHIUDERE IL CERCHIO

Aeroporto di Bergamo Orio al Serio.3 giugno 2013,ore 9.00.
Un costosissimo panino con la bresaola al bar del terminal mi fa capire che siamo rientrati in Italia.
L'aereo in arrivo da Budapest è atterrato da mezz'ora circa,siamo tornati.
Laggiù in Ungheria,sulle rive del lago Balaton,ci ho lasciato tutto. Sono arrivato al traguardo da meno di 24 ore,precisamente erano le 13.08 di ieri,domenica 2 giugno.
31 ore e 8 minuti di corsa ininterrotta.
212 infiniti km.
Tra 20 giorni esatti mi sposo. Mi godrò un meritato riposo perché quello che dovevo dare l'ho dato.
Più di così è impossibile.

In effetti ciò che pensavo in quel nuvoloso lunedì di inizio giugno si è poi tramutato in realtà.
Mi sono sposato con Rada il 23 giugno e ho ripreso a correre solo il 2 luglio,esattamente un mese dopo la fine della UltraBalaton. Un'uscita solitaria al parco di Trenno di 23 km per sgranchire le gambe in vista del consueto appuntamento del primo weekend di luglio all'Alpemarathon dell'amico Mario Blatto.
Un'Alpemarathon come sempre spettacolare,condita dalla preziosa presenza dei grandi Mauro Firmani e Cico Cicogna. Ma soprattutto dall'esordio sulla distanza regina (molto poco volontario a dire il vero) di tre miei amici e neo runners: Luca,Anna e Walter.
Archiviata l'esperienza valdostana,ho continuato ad allenarmi in città perlopiù tra Trenno e Montagnetta. Devo dire che,nonostante la solita scarsa voglia,ho mantenuto una buona media di uscite settimanali e mi sono concesso pure tre lunghi:uno con lo Squero,uno con Anna e uno (di 32 km) con Ilaria.
Zero gare corse ma ben due organizzate:oltre alla classica Stragarbagna giunta alla sua 4a edizione,quest'anno Novara Che Corre si è cimentata con la prima edizione della StraCambra riuscita discretamente bene.
Zero gare corse,è vero. D'altronde l'obiettivo autunnale era già ben delineato: 100 km delle Alpi,il 12 ottobre.
Avevo scelto in estate questa gara principalmente per due motivi: portare al traguardo l'amico Mauro Fiorini ritiratosi al km 65 del Passatore e correre la mia terza 100 km nel 2013 chiudendo così anche il cerchio delle 4 grandi 100 km italiane (Passatore,Asolo,Seregno e Alpi).
Con Mauro avevamo stilato un calendario per capire quali maratone potessimo utilizzare come allenamento e per vari impegni avevo deciso di correre solo la Verona Marathon il 6 ottobre.
E così è stato.
La settimana precedente l'impegno veronese ho ricevuto un paio di forfait per infortunio di amici che dovevano correre con me,tra cui lo stesso Mauro. Ho deciso che sarei comunque andato a Verona anche da solo perché ormai ero iscritto e avevo proprio voglia di correre una maratona dopo tanto tempo senza “attaccarmi un numero”. Inoltre, l'expo ed il ritiro pettorali erano vicinissimi all'uscita autostradale quindi da casa ci avrei messo poco più di un'ora per raggiungerlo. Fortunatamente però,un paio di giorni prima,Anna ha deciso di accompagnarmi pur non correndo. Era una buona occasione per noi di fare due chiacchiere e per lei di vedere una maratona “dal vivo” visto che presto ne correrà una.
Ciò che più mi piace di queste gare “toccata e fuga” è l'organizzazione nei minimi dettagli delle stesse: dovendo lavorare alla sera,ho preferito fare in modo di tornare subito a casa dopo i 42 km.
Borsa e vestiti preparati dalla sera prima,colazione già pronta sul mobile della cucina e sveglia alle 5 in attesa di Anna che arriva puntuale alle 5.30 sotto casa. Guido io la sua macchina,sono contento che abbia deciso di accompagnarmi. Si chiacchiera,la vedo felice di poter vedere da vicino una maratona su strada,lei che ha corso i 42 km saliscendi dell'Alpemarathon.
Sosta veloce all'autogrill,caffè e si arriva in perfetto orario sulla tabella di marcia al ritiro pettorali a Verona. Espletate tutte le formalità pre gara,fissato il pettorale alla maglietta di Novara Che Corre e salutato Anna,mi accingo a salire sulla navetta che mi porterà a Sant'Ambrogio di Valpolicella luogo nel quale ci sarà la partenza.
Sul posto incontro parecchie facce note tra cui il mitico Davide Daccò in veste di speaker e l'uomo del deserto Beppe Radaelli con cui ho condiviso le fatiche della 100 km del Sahara 2012.
Mi infilo nella mia griglia di competenza ed alle 9.15 precise lo sparo dello starter indica l'inizio dell'ennesima avventura. Visto che tra 6 giorni devo correre una 100 km,cerco di tenere il freno a mano tirato e mi posiziono nel gruppetto dei pacer delle 4 ore. Noto subito che,anche volendo andare piano,il mio passo in maratona (se sono in forma) porta ad una proiezione finale tra le 3h45' e le 3h55' ed infatti dopo pochi km,senza particolare fatica,stacco il gruppetto con cui ero stato inizialmente. Inizia una gara in solitaria,tra vigneti e mega ville,attraversando paesini e zone industriali. Vedo e capisco dalle parole che sento che c'è parecchia gente che sta correndo la sua prima maratona e questo mi piace molto,il nostro sport sta avendo sempre più successo.
I km trascorrono tranquilli,a differenza delle ultime gare fatte stavolta ho proprio voglia di correre e sto bene. Ho con me il telefono e mando foto e messaggi a Rada,che sta uscendo per andare al lavoro,ad Anna che mi sta aspettando all'interno dell'Arena dove ci sarà il traguardo e soprattutto a mio fratello e mia sorella. Quest'ultima è a casa con il piccolo Mattia,mio nipote,che domani compirà un mese!!!Ho fatto fare una maglietta celebrativa che ho indossato prima della gara per festeggiare il bambino più bello del mondo!!
Intorno al km 36 si entra nel centro storico di Verona,si vede l'Arena intorno alla quale si correrà per ben 6 km,fino al traguardo. Inizia a piovere,come sempre,anche forte. Allungo il passo perché inizio anche ad avere freddo,le gambe vanno e vedo l'arrivo sempre più vicino. Se continuo così posso stare sotto le 3h50',per quanto non me ne freghi nulla.
Vedo di nuovo l'Arena ed il cartello del km 42. Lì vicino c'è anche la grande Sara Valdo,nazionale di ultramaratona,che mi saluta. Me l'aveva promesso via Facebook qualche giorno prima.
Entro nell'Arena di Verona,bellissima. Non c'ero mai stato prima.
A 10 metri dal traguardo,al di là delle transenne,vedo Anna che sta facendo un video del mio arrivo. La saluto e mi avvio a chiudere la mia ennesima fatica di 42,195 km. Taglio il traguardo in 3h48',felice e bagnato fradicio.
Dopo aver preso la consueta medaglia di finisher che mi porge gentilmente una delle hostess,mi avvolgo nel telo termico e mi avvio verso l'uscita. Trovo Anna con la quale mi fermo sotto un albero,al riparo dalla pioggia,per togliermi i vestiti fradici e mettere qualcosa di caldo e asciutto. Ci incamminiamo verso il bus navetta che ci riporta all'expo e soprattutto al parcheggio dove c'è la nostra auto,la pioggia continua incessante. Decidiamo di andare diretti a Milano e mangiare qualcosa in autogrill. Mi cambio completamente,saliamo in macchina e ci fermiamo in autostrada a mangiare un'insalatona (non c'era niente di meglio!).
Alle 15 sono già a casa a Milano,ringrazio Anna per la preziosa compagnia. E' stato bello chiacchierare con lei e vivere questa bella giornata di sport all'insegna della corsa!
La settimana seguente passa velocemente tra chat e telefonate per mettere insieme il team di accompagnamento che mi seguirà in quello che è il mio vero obiettivo dell'autunno: la 100 km delle Alpi,organizzata dal Giro d'Italia Run di Enzo Caporaso.
Questa gara va a chiudere un mio piccolo traguardo: quello di essere finisher delle 100 km più famose in Italia: Passatore,Asolo,Seregno e Alpi appunto. E poi ho promesso al mio amico pazzo Mauro Fiorini di “scortarlo” al traguardo della sua prima 100,al Passatore non ce l'avevamo fatta ma stavolta non ci fermerà nessuno.
Il team,mai come stavolta,è vario e agguerrito. C'è Anna,che dopo Verona mi accompagna anche in questa avventura. C'è Luca,partito con me da Milano,che è fermo per infortunio ma che presto tornerà più forte di prima. C'è mio fratello Luca,che accompagna la sua “quasi moglie” Ilaria (che correrà con me un pezzo di gara),c'è il solito grande Cico. Soprattutto c'è il capitano del team,l'uomo che mi ha seguito in ben tre 100 km,il miglior accompagnatore di sempre,insieme al Guru Carmelo Votano: Heros.
A dire il vero Heros all'appuntamento prefissato non si presenta: complice una sveglia che non ha suonato,ci raggiungerà solo al km 10 ma da qui in poi la sua presenza si sentirà eccome.
Si parte da Milano,Mauro e Luca sono puntualissimi. Sosta in autogrill per colazione e per aspettare i ragazzi che sono partiti da Novara. Finalmente tutti insieme ci dirigiamo verso Torino,là ci aspetta Cico.
Il ritrovo è in via Oxilia,in un centro sportivo.
Ritirato il mio pettorale,fatte le foto ed i video di rito per l'associazione “La Via della Felicità” di cui sono testimonial,mi preparo alla partenza. Arrivano gli amici di Torino,circa 10 persone venute apposta per vedermi partire per questa avventura. Rivedo dopo anni il mio amico Francesco,anche lui venuto apposta,e mi fa molto piacere. Con Mauro,dopo aver fatto una foto insieme al mitico Ame Bonfanti,ci posizioniamo in prima fila pronti a partire.
Alle 10 spaccate si parte,inizia un'altra avventura.
Questa è la terza 100 km che corro quest'anno,quarta se conto anche la 100 a tappe in Senegal. La cosa che più mi fa pensare è che dopo giugno,dopo l'UltraBalaton in Ungheria ho ancora voglia di cimentarmi in gare lunghissime. Infatti sono qui,ancora una volta. Dico sempre che è l'ultima ma poi ci ricasco sempre. E' un vizio.
I primi km servono per uscire da Torino e per dirigerci verso Leinì,il primo dei 18 paesi che attraverseremo fino all'arrivo a Saint Vincent. Le previsioni meteo davano poche possibilità di pioggia al mattino,con la situazione che peggiorava man mano con lo scorrere delle ore. In effetti il cielo alla partenza e per i primi 20/30 km è poco nuvoloso e,a volte,si apre e ci fa intravedere il sole. Per esperienza consolidata so che comunque un po' d'acqua la prenderò,sembra una tassa da pagare per me ogni volta!
I ristori sono posizionati ogni 5 km circa,capisco subito che non sono molto forniti e questa cosa non mi piace per niente. In una 100 km,specie per chi va piano,si consumano 7-8 mila calorie e si sta sulle gambe per più di 10-12 ore. Non è quindi possibile,secondo me,a fronte di un pagamento dell'iscrizione di 40-50 euro,trovare solo cubetti di formaggio o mortadella con pezzi di cracker e pezzi di pane. Questo non basta. Per fortuna ho un grande team che ovvierà a questo problema.
Nella prima parte del percorso si corre in gruppo. A guidarlo,con un passo fin troppo veloce,c'è Mauro. E' concentratissimo,se ne sta da solo là davanti e spinge. Ha una fortissima intenzione di arrivare al traguardo nonostante i problemi fisici. Vedo sul suo volto gli “occhi della tigre”,stavolta sono sicuro che coronerà il suo sogno. Al Passatore non l'avevo visto così tosto. Sarà per me un onore accompagnarlo in questa impresa.
Al ristoro del km 20 Ilaria scende dalla macchina e corre con noi. Il suo obiettivo è quello di correre 35 km,quindi risalirà in macchina al km 55. Un bel lungo in compagnia in vista della Turin Marathon che correremo a novembre.
Per un paio di ristori perdiamo le auto del team,le ritroviamo più avanti. Come sempre anche per loro non è facile seguirci. Attraversiamo un'infinità di paesini con alcuni scorci molto belli,seguiti da lunghi e noiosi rettilinei sulla Statale. Al km 30 ci fermiamo a ristorarci davanti al castello di Elisa di Rivombrosa. Stiamo tenendo una media troppo alta,andando di questo passo abbiamo una proiezione finale di 10h/10h e mezza. Una follia,scoppieremo.
I 10 km che separano il ristoro del trentesimo da quello del quarantesimo km infatti,sono molto duri e con tanti saliscendi. Rallentiamo e ci stacchiamo dal gruppo con il quale siamo stati finora. Mauro è qualche decina di metri dietro di me,io sto correndo con Ilaria con la quale si instaura anche una fitta chiacchierata che mi fa passare il tempo senza pensare alla fatica. Arriviamo al quarantesimo km,fossimo in maratona sarebbe un bellissimo km. Purtroppo (o per fortuna,dipende dai punti di vista) questa è una 100 km e manca ancora tantissimo a Saint Vincent.
Il team,stupendo,non ci fa mancare mai il suo prezioso supporto. Heros e Anna hanno un megafono con il quale continuano a cantare e a prenderci allegramente in giro. Luca è in auto da solo e aspetta che Ilaria finisca la sua fatica. L'altro Luca e Cico stanno riprendendo tutto con la telecamera.
Aspetto che anche Mauro arrivi al ristoro e subito dopo procediamo al primo cambio di indumenti. Non fa freddo ancora,ma il sole sembra ci stia per abbandonare. Metto una maglia a manica lunga e il buff al posto del cappellino. Un sorso d'acqua e si riparte.
Grande festa al folkloristico cartello dei 42,195 km che vediamo poco dopo. Cico,Heros e Anna si fanno una foto ricordo. Sono d'altronde tutti e tre maratoneti,la foto spetta loro di diritto. Questo piccolo traguardo,in realtà,ha un grande significato: è il passaggio tra la maratona e l'ultramaratona. Un passo prima sei maratoneta,un passo dopo sei un ultra. La prima volta che superai questo cartello,al Passatore del 2011,fu una grande emozione.
La strada inizia a salire di brutto,si va verso il km 50. Metà gara. Questa è la parte più dura del percorso,una lunga salita che porta ad Alice. Pendenze importanti ma nulla a che vedere con il Passatore e soprattutto con Asolo. Sono comunque poco allenato e la sento,eccome se la sento.
Passiamo anche il km 50,da qualche tempo ormai la formazione è questa: Mauro davanti di qualche centinaio di metri,io e Ilaria dietro a raccontarcele.
Ilaria,appunto. Ilaria è tosta. Ha trovato nella corsa di resistenza un canale dove buttare tutta la sua forza e lo fa. Mi sembra di rivedere me stesso all'inizio. I 35 km del lungo sono la scusa che l'ha portata lì,in quel posto e in quel momento. Ma l'obbiettivo grosso ce l'ha già ben scolpito in mente. Certo,io ci metto del mio per tenere acceso questo fuoco,ma lei non fa nulla per spegnerlo. Uno sguardo,un sorriso. Il gioco è fatto,si faranno 43 km. Quanto basta per diventare ultra.
Al km55,come da accordi,scende dall'auto anche Cico. Pure per lui il menu prevede 35 km di lungo in vista di Torino. Quando Cico risalirà sull'Ammiraglia sarà il km 90. Saremo a buon punto.
Mauro ha rallentato e l'abbiamo ripreso. Ora si corre in gruppo o quasi. Io,Cico e Ilaria davanti. Mauro appena dietro e silenzioso.
Avremo modo di parlare più avanti,quando i km diventaranno sempre più importanti. Quando la gloria sarà sempre più vicina. Quando non ci sarà più spazio per le scuse e si dovranno tirare fuori gli attributi.
Ilaria e Cico corrono insieme per 8 km. Al km 63,a 43 km dall'inizio della sua corsa,ci fermiamo a festeggiare con alcune flessioni il traguardo appena raggiunto dalla neo ultra maratoneta. Farà strada,sono sicuro. La stoffa c'è. Foto e video d'ordinanza,tanti complimenti a Ilaria e ripartiamo.
Inizia a piovere. Come sempre.
Le prime volte mi arrabbiavo,ora non ci penso più. L'ho accettato e ci convivo. Quando corro,piove.
Cico è di compagnia,si parla di imprese future e di lavoro. Mauro,dopo un periodo di appannamento,è tornato a correre al suo ritmo e ci distanzia di qualche metro. Ormai ha superato il “muro” del km 65,quello dove si fermò al Passatore a maggio. Stavolta è diverso,Mauro c'è e ce la farà.
La pioggia non ci dà tregua e diventa sempre più insistente,credo che ormai manchi poco alla Valle d'Aosta. Siamo quasi a 70 km ed inizia a fare buio. E' forse il momento peggiore della gara per me: mi accorgo che con il freddo,aggiunto all'acqua che ci bagna i vestiti,consumo molta più energia del solito. Questo mi porta ad avere continuamente fame nonostante riesca sempre a buttare giù qualcosa ad ogni ristoro. Ma,come detto,ai ristori c'è poco o niente. Chiedo ai ragazzi del team di comprarmi qualcosa da mangiare,mancano ancora 30 km e sono tanti.
Al km 70 mi fermo sul ciglio della strada. Il provvidenziale Volkswagen Caddy di Mauro sembra fatto apposta per scortarci: ha un portellone posteriore che,quando aperto,diventa un tetto dove ci si può riparare dalla pioggia. Lì sotto mangio una focaccia farcita,sapientemente fatta tagliare in piccoli pezzi dai ragazzi.
Riparto,sperando di aver tamponato per un po' la fame.
I km scorrono sotto i nostri passi,le gambe iniziano ad essere stanche e pesanti,siamo bagnati fradici e non conviene cambiarci adesso. Se smette di piovere ci penseremo. Arriviamo a Point Saint Martin,stupendo borgo valdostano che,illuminato dalle luci del sabato sera e bagnato dalla pioggia fitta,ha qualcosa di magico. Mi fermo a guardare questo piccolo angolo remoto d'Italia,consapevole che manca meno di una mezza maratona alla fine e sto bene. Aspetto Cico che si cambia,fino a quel momento aveva corso in maniche corte. Stoico.
La strada scende per qualche km,ne approfitto per lasciare andare le gambe. Riesco a correre bene sotto i 6 minuti al km,sento solo un fastidio per una vescica. Devo aver sbagliato qualcosa nell'approccio alla gara. Nonostante l'esperienza che uno può accumulare,qualcosa salta sempre. E poi,come dice Re Giorgio Calcaterra,: “una 100km è sempre una 100 km!”.
Con Cico si parla. Lui è un mito per me. Non so più quante imprese nel sociale ha portato a termine. Ha fondato un gruppo di Protezione Civile che ha preso encomi dovunque,è sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno. Una persona con un cuore grande così,sono contento che sia qui a correre con me in questa sera piovosa in Valle d'Aosta. La corsa,se condivisa,è molto meno faticosa.
Luca e Ilaria passano e mi salutano dalla macchina. Lei è tornata in auto e lui,da buon “quasi marito”,l'ha pazientemente aspettata e poi l'ha portata a cenare. Sono contento che siano venuti ad accompagnarmi.
Luca Musoni è encomiabile:sta guidando da 10 ore e sta facendo un resoconto dettagliato sui social network. Un lavoro davvero perfetto. Lui al momento è fermo ai box per un fastidio al ginocchio,ha corso poco. Ma in quel poco ho intravisto una forza notevole. Sono sicurissimo che quando tornerà,non ce ne sarà più per nessuno. Si toglierà grosse soddisfazioni. Rada da Milano è in costante contatto con lui e mi manda saluti che mi scaldano il cuore. Anna ed Heros continuano nella loro performance colorata e rumorosa.
Appena prima del km 90 smette di piovere. Ne approfittiamo all'istante per fermarci,cambiarci completamente e per mangiare di nuovo. Ho ancora fame e mangio una pizza al prosciutto,faccio schifo! Con i vestiti caldi e asciutti e con la pancia piena,salutiamo l'immenso Cico e con Mauro ripartiamo. Siamo rimasti solo io e lui e ora non si scherza più.
Mancano 10 km all'arrivo,il percorso non è pattugliato da nessuna persona dell'organizzazione. Si corre sul ciglio della strada che è aperta al traffico,di notte. E' molto pericoloso. Noi abbiamo gli accompagnatori ma penso a chi corre senza assistenza,succedesse qualcosa in questo punto non c'è nessuno che possa fare nulla. Allucinante.
Continuiamo a correre,cerchiamo di fermarci il meno possibile. Non piove più e questo è buono. Come sempre succede nell'ultimo pezzo di gara,si fanno calcoli improbabili di medie e tempi finali. Non sappiamo che ci aspettano gli ultimi terribili km. Infatti,non appena passato il cartello del km 95,inizia una salita che non mollerà fino alla fine.
Naturalmente,vista la pendenza e la stanchezza,camminiamo per 3,5 km circa. Siamo al buio. Con Mauro cerchiamo di capire dove siamo,ogni volta sembra esserci l'ingresso a Saint Vincent ma non arriva mai. Dopo aver superato una curva a destra,vediamo l'auto di Heros ferma con le quattro frecce accese.
Ricordo che nell'estate del 2012,quando mi accompagnò alla 100 km di Asolo,dopo il novantesimo km si fermava ogni 200 metri per paura che sbagliassi strada visto che non avevo più. Di quella notte veneta ho un dolce ricordo: trovai due angeli custodi grazie ai quali non mi ritirai,Heros e Andrea BS. Al traguardo di Asolo capii che non avrei mollato facilmente e che avrei potuto spostare il limite ancora una volta. Quella notte,forse,diventai davvero un ultra.
Stavolta Heros è fermo per un motivo ben preciso: lì,a pochi metri dall'auto,c'è un cartello. E quel cartello dice “Saint Vincent”.
Ci siamo.
Batto un cinque all'eroico Mauro,immenso nella sua impresa. Entriamo in paese,fa freddo. Sembra quasi che dal cielo scenda nevischio. Ma ora non ci importa,siamo vicinissimi al bersaglio grosso.
La nostra corsa sbilenca ci porta fino al cartello del km 99,qui troviamo l'ultima sorpresa della gara: l'ultimo km è tutto in salita fino all'arrivo. Imprechiamo un po' ma non ci fermiamo.
Vediamo le terme,l'arrivo ormai è a vista d'occhio. A pochi metri dal gonfiabile mi aspettano Ilaria e Luca,eravamo d'accordo così. Avevo affidato a loro un compito importante: passarmi la bandiera della Via della Felicità e la maglietta celebrativa di questa impresa.
A cinque metri dall'arrivo mi fermo,mi volto e lascio passare Mauro,applaudendolo e invitando il pubblico presente a fare lo stesso. Meritatissimo riconoscimento a quest'uomo tosto che ha coronato il suo sogno nonostante gli acciacchi e i consigli di chi gli diceva di lasciar perdere. Ora i gufi staranno in silenzio,Mauro invece si godela gloria dei grandi.
Appena vedo che il mio compagno di corsa taglia il traguardo,prendo la bandiera e con tre passi supero anche io l'agognata finish line. Sento gli applausi del team,so che loro ora aspettano il solito show,ormai è un marchio di fabbrica e non posso esimermi dal farlo. Così,stendo la bandiera della Via della Felicità per terra,mi appoggio sopra di essa e eseguo ben dieci flessioni scandite dal conteggio dei presenti. Non contento e a favore di telecamera,prendo la maglia e la faccio vedere. Sopra ci sono i nomi delle quattro 100 km italiane che ho concluso e la frase “solo i duri,solo i forti,solo i coraggiosi” che è uno slogan dell'esercito spartano. Slogan che simboleggia per me un sogno,oggi ancora troppo lontano.
Non posso immaginare che tutta questa scena,giorni dopo,verrà trasmessa in ben tre telegiornali locali!
Saluto tutti,mi siedo accanto a Mauro e prendiamo la meritata medaglia. Togliamo il chip,ritiriamo il pacco gara e ci avviamo verso le docce. Queste ultime stavolta sono di tutto rispetto,all'interno delle terme di Saint Vincent. Acqua calda,vestiti asciutti e puliti ed esco. Aspetteremo un'oretta Mauro che nel frattempo si è fatto fare dei massaggi,ma ci sta dopo l'impresa!
In paese è tutto chiuso e a malincuore decidiamo di fermarci a mangiare all'autogrill. Arriva l'ora dei saluti,alcuni andranno a Torino,altri si fermeranno a Novara. Io,Mauro,Heros e Luca torniamo a Milano stanchissimi ma soddisfatti. Entro in casa alle 2 di notte passate,dopo quasi 24 ore.
Un'altra grande giornata di sport è lasciata alle spalle,un'altra avventura si è conclusa positivamente,un altro limite si è spostato.
La prima cosa che mi viene da fare,naturalmente,è ringraziare il mio superbo team. Grazie di cuore a Luca Leo,Luca Musoni,Ilaria Balletta,Anna Cordero,Cico Cicogna e al capitano Heros Diliberto.
Grazie a Mauro Fiorini,grande lottatore che ha portato a casa un grande trionfo.
Ora mancano solo due maratone,Torino e Reggio Emilia,per chiudere un 2013 leggendario.
Il lago Balaton,che ho visto da ogni prospettiva,che ho odiato e amato al tempo stesso,rimarrà sempre nel mio cuore ma è il passato.
Ora,mi hanno detto,ci sarebbero alcuni Colli da scalare.
Non ricordo il numero,pare siano Nove.
Così mi hanno detto.





lunedì 14 ottobre 2013

PASSATORE 100 KM-ULTRABALATON 212 KM-MATRIMONIO...UNA VITA!


Avevo visto e letto dell'esperienza di Ciro nel 2012 e, non so perché, questa gara mi aveva subito affascinato. Certo l'impegno, sulla carta, era gravoso:212 km no stop di corsa intorno al lago Balaton. Così ho cominciato ad informarmi sul sito,a guardare dei video delle edizioni precedenti,a controllare l'altimetria ed altre cose che di solito non faccio. Complice lo spostamento della data dalla fine agli inizi di giugno, il gioco è stato semplice:era un perfetto addio al celibato in vista del mio matrimonio il 23 giugno!


Le iscrizioni aprivano l'1 gennaio alle 2.00 di notte e per non perdere tempo, sono stato tra i primi ad iscrivermi. Non prima però di aver messo insieme un team di accompagnatori fidati:a correre con me il solito Lillo che non sa mai dirmi di no e ad accompagnarci con l'auto d'appoggio Andrea alla sua prima esperienza in una gara del genere. Pochi giorni prima del via si è aggiunto a noi anche il grande Guru,capitano di mille battaglie,Carmelo.

Da gennaio alla partenza ho cercato di mettere nelle gambe quanti più km possibili,allenando sia le gambe-ovvio-ma anche e soprattutto la testa. Per questo motivo oltre alle solite maratone che faccio ogni anno ho voluto aggiungere la 100 km di Seregno ed un allenamento di 42 km al parco di Trenno a Milano in “beata” solitudine. In poche parole,nei sei mesi che hanno preceduto l'esperienza ungherese ho corso la maratona di Crevalcore,la 100 km del Sahara,la maratona di Roma,la maratona di Milano,la 100 km di Seregno,la maratona di Vercelli,l'allenamento al parco ed infine il Passatore.

Si,il Passatore!Ero già iscritto e nonostante fosse solo a sei giorni dalla UltraBalaton,ho voluto correrlo lo stesso nonostante le numerosissime persone che mi dicevano che stavo facendo una pazzia e che avrei compromesso la gara in Ungheria. Ma ormai la mia testa dura era già partita verso la Grande Sfida,messa lì quasi per caso: Passatore-UltraBalaton-Matrimonio....per un mese storico che non dimenticherò più!

Il 25 maggio sono partito da Firenze per una delle edizioni del Passatore più toste di sempre:pioggia,vento e freddo per 100 km....per non farmi mancare proprio niente!

Ho corso la prima parte di gara con Mauro Fiorini,esordiente sulla distanza e la seconda bellissima parte nella notte con il Maestro Mauro Firmani con il quale,oltre ad una piacevolissima chiacchierata di ore,ho iniziato a pensare ad un “piano” sul come poter affrontare i 200 e rotti km della settimana successiva. Abbiamo tagliato il traguardo di Faenza in scioltezza in 12 ore e 22 minuti e mi sono lasciato andare alle solite flessioni post arrivo.

I giorni tra una gara e l'altra sono volati via velocissimi e siamo arrivati subito a venerdì. Ritrovo da me alle 6.15 e partenza per l'aeroporto di Bergamo. Dopo meno di un'ora e mezza eravamo già a Budapest dove,presa l'auto a noleggio che mi seguirà in gara, ci siamo diretti al lago Balaton distante circa un centinaio di km.

Siamo arrivati al Club Aliga,sede di arrivo,partenza,ritiro pettorali e organizzazione nel quale avevamo prenotato una quadrupla. Avevo letto che questo villaggio sul Balaton aveva aperto apposta per la gara e di questo ce ne siamo accorti subito:la stanza era fredda,puzzava di chiuso,c'erano ragnatele ovunque (e ragni) ed il tutto inserito in una struttura che definire fatiscente poteva rivelarsi un complimento. Poco male,ho pensato:la prima notte passi,la seconda starò correndo e la terza sarò in coma!

Nel pomeriggio ritiro pettorali e attesa dell'arrivo degli altri italiani:Andrea (che chiameremo ABS),il Brad Pitt delle Ultra che correrà la gara accompagnato da Ciro e da Kicci.. A seguire cena a Balatonvilagos e poi a nanna prestissimo vista la sveglia del giorno seguente.

Sabato 1 giugno la suoneria del telefono ci informa che sono le 4.45 e che abbiamo 15 minuti per essere pronti per la colazione. Soprattutto ci dice che tra poco più di un'ora,alle 6 precise,inizia l'avventura.

Colazione,preparazione accessori e vestizione. Siamo pronti. Io e Lillo raggiungiamo ABS nella griglia di partenza sotto l'arco Nike con la scritta UltraBalaton. Se vi ritorneremo nel senso opposto,vorrà dire che avremo corso per 212 km.

Minuto di silenzio. Colpo di tromba. Partiti.

Inizia un'avventura che mai,fino a qualche tempo fa,avrei pensato di poter anche solo immaginare...ma ormai siamo lì e non possiamo fare altro che correre.

Si esce subito dal villaggio e si corre su una pista ciclabile che sarà nostra compagna per tantissimi km durante la gara. I ristori sono posizionati a distanze variabili uno dall'altro e solo in alcuni ci può arrivare la macchina d'appoggio. Gara non organizzata benissimo,oltre ai 145 atleti individuali infatti,ci sono centinaia di staffette e pure una gara ciclistica. La pista ciclabile non è larghissima quindi all'inizio ci sono problemi di intasamento. Proprio per evitare una bici,dopo pochi minuti di gara,mi allargo sulla destra e mi pungo con un rovo sporgente sul percorso iniziando a perdere sangue....cominciamo bene. Al km 5,a gara appena iniziata,sento un leggero dolore al polpaccio sinistro:contrattura!

Non ci posso credere!Mai avuto un problema del genere negli ultimi due anni! Proprio nella gara più importante e proprio all'inizio...penso che sia un “regalo” della 100 km della settimana precedente...eppure stavo bene. Cerco di non pensarci,mi stiro un po' e continuo a correre. Magari più avanti chiederò un massaggio al Guru,uno di quelli che mi salvò nel 2011 al mio primo Passatore,alla mia prima soffertissima 100 km.

L'aria è fresca ma non fredda,il cielo è nuvoloso ma per ora non piove. Ogni tanto esce anche qualche barlume di sole. Corro bene con Lillo,ormai siamo collaudati:lui a sinistra e io a destra,da sempre corriamo così. Passano i km,passano i ristori ai quali ci fermiamo sempre per bere. Ogni volta c'è il controllo del chip che abbiamo attaccato ad un braccialetto sul polso.

Mi faccio fare anche un massaggio veloce dal Guru ma non sortisce l'effetto desiderato,il polpaccio continua a darmi seri problemi. E io continuo a cercare di non pensarci.

Per la prima parte di gara costeggiamo il lago,dopo una trentina di km lo lasciamo per staccarci dal litorale e correre su stradine che attraversano paesi che sembrano disabitati. Sono le 9 del mattino di sabato e davvero non c'è anima viva in giro. Poco più avanti inizia a piovere.

Per fortuna una pioggerella leggera che non è molto fastidiosa,la temperatura rimane accettabile (io soffro tantissimo il freddo) e continuiamo nella nostra marcia km dopo km. Intorno al 40esimo km,nei pressi della città di Tihany dalla quale partiva e arrivava la gara l'anno scorso,rivediamo il lago e passiamo il primo ristoro fornito anche di pasta. Per ora né io,né Lillo abbiamo fame quindi tiriamo dritto dopo aver solo bevuto acqua. Si comincia a salire,lo si farà per oltre 60 km. Saliscendi continui con erte anche al 10% che di sicuro non giovano ai nostri muscoli ormai provati da 50 e rotti km di corsa. Vediamo sempre il Kicci,l'accompagnatore di ABS. I ragazzi del nostro team invece si perdono e li ritroviamo solo dopo 30 km,in prossimità del 70esimo. Nei saliscendi il polpaccio sembra farmi meno male,purtroppo è solo un'impressione. Veniamo superati di lì a poco da ABS e Ciro che fino a quel momento avevano tenuto un'andatura inferiore alla nostra. Li salutiamo ma in realtà capisco che vogliono stare tra di loro,quindi rallento e mi stacco.

Iniziamo a mangiare pane e formaggio,pomodori e biscotti bevendo sempre acqua alternata ogni tanto con la Coca Cola. Riprendiamo anche contatto con il Guru e con Andrea che da quel momento e per molti km a seguire vedremo spesso,praticamente ad ogni ristoro. La situazione generale sembra ancora buona:Lillo lamenta delle vesciche subito curate mentre io,polpaccio a parte,sto decisamente bene. Siamo al 75esimo km però...e manca una vita. Meglio non pensarci.

Nelle ultramaratone o comunque nelle gare lunghe in genere,tendo a scomporre la distanza in tanti piccoli traguardi da raggiungere. Così sembra essere più digeribile la distanza,per esempio lì al 75esimo il traguardo era di arrivare presto a 100 km in modo da fare cifra tonda. Se pensi a tutta la distanza insieme,è finita!

Il percorso,dopo un qualche km vicino al lago,torna ad allontanarsi da esso e salire verso l'entroterra. Ma non è questo che mi preoccupa. La pioggerella è terminata ormai da qualche tempo,i nostri indumenti si sono già asciugati ma i nuvoloni nerissimi all'orizzonte non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti,come ormai succede in quasi ogni mia gara (non ultimo il Passatore di sei giorni prima),inizia a piovere fortissimo. Di lì a poco la pioggia diventa un vero e proprio nubifragio con addirittura piccoli chicchi di grandine. La strada è allagata,scendono dei piccoli torrenti di acqua e naturalmente,nonostante tutte le attenzioni,le scarpe e i piedi si inzuppano subito. Spero solo che la vasellina messa copiosamente sulle estremità sia sufficiente ad evitare fastidiose vesciche.

Siamo fradici,completamente inzuppati di acqua. Al primo ristoro utile troviamo il Guru sotto un tendone con Andrea pronto in macchina lì vicino. Mettiamo un kway sopra i vestiti bagnati,è inutile cambiarsi,e proseguiamo il nostro cammino. Spero solo che finisca tutto presto,la strada in salita e la pioggia torrenziale non sono belle compagne di corsa.

Vediamo i primi ritirati,non siamo neanche a metà gara.

Io e Lillo stiamo abbastanza bene;a volte io aspetto lui,a volte lui aspetta me. La nostra marcia continua. Piano,piano ma continua.

Finisce di piovere,le ore passano e la strada è un continuo saliscendi. Ci stiamo riavvicinando al lago,il cielo sembra aprirsi e appena più avanti,intorno al 90esimo km,riusciamo finalmente a cambiarci. Indumenti puliti e asciutti sono un godimento assoluto dopo ore di pioggia,la temperatura oltretutto è gradevole. Il nostro passo è buono nonostante i km già accumulati,il mio polpaccio sembra tenere bene ed i 100 km della settimana prima sembrano essere smaltiti. Il ristoro successivo,quello del 94esimo km,è uno di quelli più grandi dove ci si può sedere e mangiare di tutto. Io e Lillo,assistiti magnificamente dai ragazzi del team,ci fermiamo a mangiare pasta al pomodoro con il formaggio e le olive. Il gusto lascia decisamente a desiderare ma la fame è tanta e butto giù di tutto. Ormai sono quasi 12 ore che stiamo correndo,tra poco passeremo il traguardo del km 100. Una volta sembrava una cosa impossibile per me spingersi fino a qui,ora non siamo neanche a metà del viaggio. La strada è lunga,Balatonaliga è ancora lontanissima.

Ripartiamo dopo una decina di minuti di pausa,mi faccio stirare un po' i gemelli del polpaccio sinistro che sono dolenti. So che non mi abbandoneranno,cerco di curarli il più possibile.

Ci sono ancora salite,sulle quali andiamo al passo. Andrea e il Guru non ci fanno mai mancare il loro supporto,è dura anche per loro. Noi cerchiamo invece di chiacchierare e di pensare positivo,correre in coppia è fondamentale in queste gare lunghe. Sento dire da molti che preferiscono correre da soli per avere modo di pensare,io non sono d'accordo. In gruppo passa tutto di più. Tra una chiacchiera e l'altra passiamo il cartello del km 100,secondo me posizionato in maniera scorretta (troverò lungo il percorso parecchi check point con chilometraggi sballati),in 12 ore e 50 minuti. Sono le 19,da lontano si rivede il lago. Il cielo è sereno,la temperatura mite e la strada finalmente spiana. Ma sta arrivando la notte e questo un po' mi preoccupa.

Incrociamo Ester,l'organizzatrice della gara,che sta correndo una frazione della staffetta. Ci siamo sentiti spesso via mail ed è lei a riconoscermi e a salutarmi. Ha guardato il pettorale sul quale,in sottofondo,c'è la bandiera italiana. Siamo pochi italiani iscritti,alcuni probabilmente non sono neanche venuti in terra ungherese. Di sicuro in gara ci siamo io,Lillo e ABS.

Arriviamo al ristoro del km 105,la stanchezza comincia a farsi sentire. Non ho mai corso più di 100 km prima di allora. Le gambe cominciamo ad essere pesanti ed il polpaccio non mi dà tregua. Ripartire è sempre doloroso,ma dobbiamo farlo se vogliamo chiudere la gara in tempo. Ci allontaniamo dalla strada per riprendere la pista ciclabile che costeggia il lago,la macchina d'appoggio non ci può seguire,la rivedremo più avanti verso il km 115. Con Lillo facciamo due conti,siamo a metà gara esatta. Abbiamo circa 18 ore per correre l'altra metà,quella più dura. La nostra corsa è sempre più stanca,le luci del giorno stanno pian piano calando cedendo il passo all'oscurità della notte.

Al km 110 avviene la svolta negativa della mia gara:succede quello che non avrei mai voluto succedesse. Ripartendo da un ristoro,dopo pochi metri di corsa,Lillo si ferma di colpo e si tocca la gamba sinistra. Dice che ha male ed è bloccato,cammina. Mi fermo,lo aspetto,proviamo a ripartire. Sembra riprendersi e corricchia. Io ho freddo,tengo il mio passo e da lontano vedo che comunque corre ed è appena dietro. Il ristoro successivo,posto al km 115, non dista molto. Là sicuramente ci saranno i ragazzi del team,potrò cambiarmi mettendo qualcosa di caldo e aspetterò Lillo.

Corro al mio passo,mi sembra di stare bene. Sono contento perchè tra poco avrò modo di riordinare le idee,di sistemarmi per il freddo della notte.

Invece,al ristoro,non c'è nessuno. Una botta tremenda per il mio morale. Cerco invano la macchina d'appoggio,sto morendo di freddo e Lillo non arriva. Sta diventando buio,lo aspetto per 5-6 minuti ma nulla. Penso che si sia fermato ancora. Bevo,mangio,aspetto ancora qualche minuto e poi sono costretto a ripartire. Corro sulla pista ciclabile,la luce ormai è fioca ed io non ho neanche la lampada frontale con me. Dove saranno i ragazzi? Pensieri negativi affollano la mia mente,cerco di correre il più possibile e non pensarci. Se non li trovo neanche al prossimo ristoro sono davvero cavoli amarissimi. Non ho con me nemmeno il telefono.

Lascio la pista ciclabile e il percorso rientra in un paese con la gente in giro per le strade perché è sabato sera. Punto dritto al ristoro del km 120,spero di trovare qualcuno là. Mi sento perso,comincio a chiedermi (come sempre) chi me l'ha fatto fare ma stavolta è diverso,stavolta è davvero dura. Corro per le strade del paese,come un'anima in pena. Poi,d'un tratto,mi sembra di sentire una voce che dice:”Simo!”...penso di avere le allucinazioni,guardo avanti e non c'è nessuno. Passa qualche secondo e risento la voce,questa volta più nitida e chiara. La riconosco,è la voce di Andrea ma non lo vedo. Ad un certo punto,dietro una fila di macchine parcheggiate,escono fuori proprio Andrea e il Guru!Ci metto un po' a capire che sono proprio loro!Mi viene quasi da piangere,non sono mai stato così felice di vederli. Dico subito che Lillo è dietro e ha male alla gamba,Andrea decide di andargli incontro mentre io vado con il Guru verso la macchina. Bevo,prendo della vitamina C,mi cambio,prendo la lampada frontale e soprattutto mi porto dietro il telefono. Le indicazioni non erano chiare e il nostro team si era dovuto arrangiare per ritrovarci. Non so se ripartire subito o aspettare ma in quel momento arriva la telefonata di Andrea al Guru che comunica che Lillo si è ritirato definitivamente. Troppo forte il male alla gamba.

Questa notizia mi spezza. 

Sono al km 120,ne mancano 92 al traguardo. La notte è appena iniziata e sarà lunghissima. E,cosa più brutta,sono rimasto da solo.

Cerco di prendere forza e mi incammino verso il ristoro del km 120. Accendo il telefono e trovo i messaggi più belli che potessi leggere. C'è quello di Rada che da Milano mi sta seguendo via internet con i nostri amici,c'è anche il messaggio di Luca che corre da poco ma farà strada. Rispondo a Rada,dicendo che sto pensando molto a lei. D'altronde è pur sempre il mio addio al celibato,un po' particolare,ma è così. Lei mi risponde subito ed io ritrovo un po' di forza. Mentre mi fermo a mangiare pasta al ragù e bere una Coca ed un caffè,cerco di fare due calcoli per vedere come sono messo. 

Da solo,naturalmente,è tutto più difficile.

Riparto sperando di poter dividere un pezzo di strada con qualcuno,scambio due parole in inglese ogni tanto con qualche atleta ma nulla di più. Lasciato il ristoro si entra nel bosco,di notte. Buio pesto,non si vede nulla. Neanche la luce frontale riesce a darmi una mano,inoltre c'è tanta umidità e tanta foschia. La luce che ho in testa fa lo stesso effetto degli abbaglianti dell'auto quando c'è la nebbia:illuminano il nulla. Mi passa un atleta a velocità doppia,seguito da una bicicletta poi più nessuno. Sono da solo,di notte,al buio,in mezzo ad un bosco ungherese. Mi chiedo ancora chi me lo faccia fare e non so,come sempre,darmi una risposta. I ragazzi del team saranno sulla strada principale,d'altronde su queste piste ciclabili nel nulla,l'auto non può passare. Ho freddo,l'umidità mi entra nelle ossa. Cerco di pensare positivo,il primo pensiero naturalmente va a casa dove Rada e gli amici mi stanno seguendo. Corro forte per uscire dal bosco,è una situazione irreale. Nessuno davanti,né dietro di me. Solo l'oscurità. Corro forte,si. Anche troppo forte per il male che ho al polpaccio. Sono al km 130 circa,spero che il mio fisico regga.

Finalmente esco dalla parte più brutta del percorso e ritrovo Andrea e il Guru ai quali si è aggiunto Lillo. Lo vedo per la prima volta dal suo ritiro,è seduto nel sedile posteriore della macchina. Mi dice che la gamba si è bloccata e gli fa male,mi incita ad andare avanti. Penso che devo arrivare a Balatonaliga anche per lui,l'avevo convinto a Natale a partecipare a questa follia e lui come al solito aveva deciso di accompagnarmi. Gli prometto che è l'ultima volta,ma mi faccio anche promettere da lui di non dirmi sempre di si!

Rientro nella civiltà di un paesino,con dei locali notturni tutti illuminati e la gente dentro che si diverte. Con me ora c'è Guru Carmelo che è sceso dall'auto e mi accompagna per qualche km al passo. Mi incita e mi dice che se mantengo la media arrivo tranquillo alla fine. Io non sono proprio tranquillo ma mi fido. Ci fermiamo a mangiare una zuppa calda al ristoro e bevo due bicchieri d'acqua,seduto ad un tavolo. Ogni ripartenza è terribile,le gambe sono pesantissime.

Il Guru si dà il cambio con Andrea che a sua volta scende dalla macchina e corre per un po' al mio fianco. Mi racconta di sua figlia e questo pensiero del focolare domestico mi scalda la mente in questa fredda ed infinita notte ungherese. Stiamo insieme per una decina di km,speravo di più ma in gara ci sono io e accetto a malincuore di proseguire da solo. Corro e cammino veloce,dipende dalla pendenza della strada. Così facendo,giungo al ristoro. Il chilometraggio segna 147,7 km. Quasi 150 km di corsa. Più di tre maratone consecutive,devo arrivare a cinque per essere alla fine. Non ci voglio e non ci devo pensare.

Al ristoro resto pochissimo,giusto il tempo di cambiarmi ancora una volta. Fa freddissimo e mi copro quanto più mi sia possibile. Cerco qualche atleta con cui dividere un pezzo di strada,vedo un ucraino e gli chiedo se posso stare un po' con lui. Mi risponde seccato di no,non mi era mai capitato nel mondo dell'ultramaratona di vedere così poca solidarietà. Va bene,vorrà dire che farò da solo. Ricomincio a correre e dopo un km circa,finalmente una svolta positiva alla mia gara:mi volto e vedo che mi sta raggiungendo un'atleta ungherese seguito da una bicicletta. Il suo è un viso simpatico e mi sembra tranquillo,nonostante tutta la situazione. Chiedo anche a lui di correre insieme e questa volta ricevo un sorriso ed un sì. 

L'atleta si chiama Lajos,è un medico ungherese di 40 anni ed è un ex triatleta,finisher di Ironman. La persona che lo segue in bici è la sua fidanzata. Iniziamo a chiacchierare in inglese,parliamo delle nostre vite così lontane e diverse. Potere dell'ultramaratona,sembra che ci conosciamo da una vita. Decidiamo di correre per venti minuti e andare al passo per altri dieci e così la strada passa veloce. Ricevo un messaggio di Rada che a Milano non riesce a dormire,mi sta pensando ed io sono felice di poterle dire che mancano “solo” 55 km all'arrivo. Ce la posso fare,anche se fisicamente sto calando tantissimo. Ho freddo,ho sonno e ho le gambe di legno. Il polpaccio invece,non lo sento proprio più.

Con Lajos si corre bene,ci fermiamo lo stretto necessario ai ristori e ripartiamo subito. Cerchiamo di guadagnare quanto più margine possibile per chiudere in tempo la gara. Ed è bellissimo quando,alle 3.52 precise,vediamo le prime luci dell'alba. Ora ho davvero sonno,ma imperterrito continuo nella mia marcia di avvicinamento a Balatonaliga. In quei momenti si pensa di tutto:con Lajos ci immaginiamo un letto,una doccia calda,un bagno. Personalmente penso anche a quanto tempo passerà prima di iscrivermi ancora ad una gara,sono arrivato alla UltraBalaton consapevole che dopo di essa mi prenderò un lungo momento di pausa e non solo per il matrimonio. Questo pensiero mi fa stare bene.

Le luci del giorno ormai si stanno alzando e con esse,spero,anche la temperatura. Mi capita per tre volte una cosa stranissima:mi addormento mentre corro!Per ben tre volte!Le palpebre pian piano si chiudono e la mia corsa vira verso destra. Quando sento sotto le suole che l'asfalto lascia spazio all'erba,mi sveglio di colpo e ritorno in me riprendendo subito la mia andatura stanca. Nonostante tutto i km passano ed arriviamo ad un grande ristoro dove ci fermiamo,mangiamo un risotto caldo e una Coca. Mi faccio dare dalle gentilissime volontarie della gara anche una bella tazza di caffè bollente. Si gela ancora e tremo dal freddo ma non perdo tempo. Chiedo al Guru di tirarmi ancora il polpaccio,mi fa un male cane. Credo che la contrattura iniziale sia diventata qualcosa di più.

Si riparte,ormai siamo in ballo e l'accoppiata Simone-Lajos sembra funzionare. Chiedo all'ungherese di aumentare un po' il passo nei venti minuti di corsa in modo da essere sicuro di farcela. Lui annuisce ma pagherà più tardi questo ulteriore sforzo fisico. Manca ancora una maratona all'arrivo,l'ultima di cinque consecutive. Solo 42 fottuti km,ce la possiamo fare.

Al km 169,girando a destra sul lungolago,vedo la macchina del Kicci ferma con lo stesso e Ciro fuori. Chiedo cosa succede e mi indicano ABS dentro la vettura,sembra che si stia cambiando. Mi dicono che ha un momento di flessione,so che non vuole essere disturbato così saluto gli amici e continuo a correre. Mi viene in mente la notte di Asolo del luglio scorso quando un quasi sconosciuto (fino ad allora) diventa per me un eroe,aiutandomi ad arrivare alla fine della gara. Vorrei fermarmi,ma ABS era stato chiaro alla partenza e quindi rispetto la sua decisione. Inoltre non potrei essere di aiuto più di tanto viste le mie condizioni.

Il sole è alto nel cielo,la temperatura dopo la notte gelida e umida finalmente è mite e posso cambiarmi mettendo una maglia asciutta a maniche corte. Sembra passato anche il sonno,ormai sono quasi 27 ore che sono sveglio ma l'adrenalina mi tiene in piedi. Non ho neanche fame,ai ristori bevo solo acqua. Lajos ogni tanto sembra perdere colpi,l'allungo di qualche km prima deve aver lasciato il segno. Stiamo correndo su una strada vera e propria,niente ciclabile per fortuna,così la macchina d'appoggio può seguirmi da vicino. Dopo un lungo ed infinito rettilineo scaldato dal sole della domenica mattina,vediamo in lontananza un arco gonfiabile con l'orario. Sono quasi le otto del mattino. Soprattutto vediamo un cartello e su quel cartello c'è scritto un numero inequivocabile: km 180. Meno 32 km all'arrivo,ancora tantissimo nelle condizioni in cui mi trovo. Ma ieri erano 212,ora solo 32 e questo è quello che conta.

Ai ristori i volontari mi chiedono se voglio mangiare o bere e mi propongono di tutto. Sono davvero molto gentili,anzi mi sento di dire che sono la nota più lieta di questa gara. Io mangio qualcosina e soprattutto bevo,bevo tanto.

Ripartiamo ma Lajos accusa il colpo. Cerco di aspettarlo ma devo anche fare dei calcoli. Di questo passo non arriviamo entro le 32 ore. Lo aspetto ancora per un ristoro ma quando ripartiamo devo,a malincuore e con il groppo in gola,salutarlo. Gli auguro buona fortuna,ci abbracciamo e vado. In pochi minuti non lo vedo già più dietro di me. Corro per un bel pezzo di strada,mi chiedo da dove stia tirando fuori quell'energia che sinceramente non pensavo di possedere. Passano lentamente i km ed i ristori,la gamba mi fa malissimo. Le chiedo un ultimo leggendario sforzo,siamo quasi alla fine. Andrea mi accompagna per un pezzo di strada al passo,ci sono ben 4 km di salita e siamo a cavallo del 190esimo. Ho paura di non riuscire a stare entro le 32 ore e per due lunghissimi km di salita sono costretto a correre. Questo sforzo ulteriore dà una mazzata al mio fisico già stremato dal dolore,dai km e dal sonno. Quando la salita finisce e la strada spiana,arrivo al ristoro del km 192,meno 20 km alla fine. Meno di una mezza maratona.

Ma qui ho la crisi più nera di tutta la gara. Vedo da lontano il Guru e Lillo,faccio loro un cenno per farli venire verso di me e scoppio in un pianto irrefrenabile. Piango tantissimo,come un bambino,senza freni. Non ne ho più,non ne ho davvero più. Il polpaccio mi sta esplodendo,non riesco neanche a camminare. E non posso camminare. Chiedo un caffè che Lillo,come il migliore degli accompagnatori,mi porta subito. Al ristoro vogliono rifilarmi un antidolorifico,non lo accetto. Al traguardo,se ci arrivo,ci arrivo con le mie gambe e senza inutili palliativi. Questo deve essere chiaro.

Ripartire è un trauma,ma anche stavolta ce la faccio. Non so più quante persone ho visto,quante facce,quanti paesini. Ho visto il lago Balaton da ogni prospettiva,mi sto meritando tutta la strada. Me la sto guadagnando,metro dopo metro qui in terra magiara.

Gli otto km che mi separano dal ristoro successivo sembrano infiniti,ho lasciato in macchina il telefono ed il marsupio. Non voglio peso inutile,i ragazzi mi scorteranno fino in fondo ormai. Alterno corsa e cammino. Correndo tra l'altro sento meno male al polpaccio rispetto al cammino. Sembra paradossale ma è così. Dopo un'infinità di tempo e di fatica,scorgo da lontano Andrea con la telecamera in mano. Sta riprendendo tutto dall'inizio. Sono felice quando lo vedo,felicissimo. Girato l'angolo vengo accolto da un bel gruppo di gente che vedendomi inizia ad applaudire e sento anche un piccolo boato. Resto incredulo,poi capisco: sul cartello c'è scritto km 200,3!

Si,200 km superati!Come due 100 km del Passatore,una dopo l'altra. Il pensiero di arrivare a Faenza e tornare indietro mi fa capire che questa è una grande impresa e non è ancora finita. Mi viene spontaneo un urlo liberatorio che avranno sentito fino a Budapest.

Mi siedo,bevo ed il polpaccio,dopo essere stato messo sotto pressione dal quinto km,decide di lasciarmi definitivamente. Non riesco più a camminare,figuriamoci a correre. Quella che era una contrattura,sarà diventata uno stiramento se non qualcosa di più.

Mancano 12 km alla fine,a Balatonaliga ci arrivo. Per fermarmi,ora mi devono abbattere. So che l'impresa è a portata di mano. Stringo i denti,penso a chi mi sta seguendo a casa e corro ancora. Un dolore lancinante mi parte dalla gamba e arriva fino al gluteo e più in alto ancora. La mia corsa è inguardabile,zoppico e la mia andatura è barcollante per evitare di caricare peso sulla gamba sinistra. Starò fermo dopo questa gara,ma ora non me lo posso permettere. Devo continuare. Fa anche caldo adesso e bevo tantissimo.

Non so come,ma arrivo anche agli ultimi due ristori. Il primo lo passo senza fermarmi. Al secondo,quello del km 208,io ed i ragazzi del team ci facciamo fare una foto ricordo. Stavolta è davvero finita,non ci sono più da fare calcoli. Gli ultimi 4 km sono tutti in salita,tranne all'arrivo dentro al villaggio. Sono su un percorso panoramico a picco sul lago Balaton. La macchina non può passare da lì e con i ragazzi ci diamo appuntamento all'arrivo,finalmente.

Ricomincia a piovere,d'un tratto anche forte,ma ormai non mi frega più niente. Mancano solo tre km alla fine e non ho più paura di nulla.

È un momento toccante,sono da solo e sono consapevole di avercela fatta. Scoppio di nuovo in un pianto incontrollato,ma stavolta è diverso dal precedente. Stavolta è un pianto di gioia. Guardo il lago dall'alto,è enorme ed io l'ho girato tutto. Dall'inizio alla fine. 

La prima cosa che faccio è ringraziare queste mie gambe,questa mia testa e questo mio cuore. Ho chiesto loro di spostare il limite ancora e non mi hanno lasciato solo neanche stavolta. Anche se era una follia,anche se tutti mi dicevano che stavo alzando troppo l'asticella. Invece ero lì,con Passatore e UltraBalaton messe in tasca. Con oltre 200 km alle spalle,con oltre 30 ore di gara sofferta.

L'arrivo a Balatonaliga,sotto una pioggia battente,sarà uno dei ricordi sportivi più intensi. 

Vedo Ciro che mi dice di arrivare da solo per le foto,scendo la lunga discesa e vedo i posti dai quali eravamo partiti un giorno e mezzo prima. A pochi metri dal traguardo ci sono Guru e Lillo che mi aspettano con la maglia celebrativa di Passatore-UltraBalaton-Matrimonio (io l'avevo indossata a 10 km dalla fine). Corro forte e bene,l'adrenalina non mi fa sentire dolore.

Quello che succede dopo è difficile da descrivere. 

Taglio il traguardo della UltraBalaton dopo 212 km di follia in 31 ore,8 minuti e 8 secondi. L'organizzatrice mi dice di rifare l'arrivo perché vuole che io tagli anche il nastro della Nike con il mio nome,riservato ai finisher. Accetto volentieri e ripasso sotto l'arco.

Stavolta mi butto per terra,faccio sei flessioni e sto lì. 

Semplicemente me ne sto lì fermo,non serve più muoversi. Ho dato tutto e di più.

Ester viene da me e si complimenta,poi vado a ricevere l'abbraccio dei miei amici e a prendere la birra analcolica che danno all'arrivo. Consegno il chip e vado sotto il tendone. Sono ancora incredulo. Non so se ridere o piangere.

L'ultramaratona è una perfetta metafora della vita. 

Sarebbe stato facile di notte,al freddo,con il male,con il sonno,alzare la mano e dire:”ok,mi ritiro”.Tutto sarebbe finito subito,all'istante. Avrei avuto immediatamente una sedia,un posto caldo,un letto.

Ma sarebbe stata una scorciatoia,un evitare le difficoltà.

Non ho accettato di scendere a compromessi,anche se è stata dura. Ho lottato,ho stretto i denti,ho sofferto e ce l'ho fatta. Come nella vita.

L'ultramaratona ti forgia nel fisico,nella mente e nello spirito. Ti rende più forte,ti abitua a domare il tuo fisico con la forza della tua mente. Ti ripulisce,ti distrugge e ti fa rinascere.

Questo è per me correre 212 km ed è il motivo per cui lo faccio.

Ci ho messo almeno tre giorni a realizzare tutto,quando ho riacceso il telefono ho trovato centinaia di messaggi e complimenti. Non so cosa farò ora,riposo a parte. Fino a qui ci sono arrivato. Vedremo.

Devo ringraziare le persone senza le quali non sarei mai arrivato al traguardo.

In primo luogo Lillo per esserci stato ed aver accettato questa follia.

Lajos (che chiuderà la gara 22 minuti dopo di me)che mi ha dato una mano nel momento peggiore. E poi Guru Carmelo e Andrea per la costante presenza e per l'importantissimo contributo morale e motivazionale.

ABS e Ciro,fonti d'ispirazione e Maurone Firmani per avermi aiutato a tenermi al Passatore senza strafare.

A Rada,con la quale inizierò tra poco la gara più bella, e ai miei amici e familiari che mi hanno seguito da casa dandomi un'incredibile forza.

Anche questa è andata,ora godiamoci un meritatissimo riposo!