venerdì 29 maggio 2015

SLIDING DOORS

Ho ripensato spesso a questi ultimi anni nei quali la corsa è entrata di prepotenza "immergendosi", che lo volessi o meno, nella mia vita a 360°.

Mi sono tornati alla mente alcuni episodi particolari, alcuni "bivi" che hanno caratterizzato poi le mie scelte future e quindi il proseguo della mia vita sportiva. Scelte che potevano anche essere diverse e chissà come sarebbe andata a finire.  Una sorta di Sliding Doors (come il film del 1998 diretto da Peter Howitt con Gwyneth Paltrow come protagonista principale) podistico!

Ed ecco le mie sliding doors:

Fine agosto 2010, Novara. 
La mia vita non stava andando esattamente come volevo io. Preso dalla voglia di spaccare il mondo mi ero iscritto alla 100 km del Sahara il cui motto era "l'estremo comincia da qui".
Ero proprio alla ricerca di questo, di un po' di estremo per dare una scossa a quelle giornate particolarmente vuote che stavo vivendo. Era una gara alla quale pensavo già da parecchio tempo ed era giunto il momento di confrontarmi con essa. I mesi di avvicinamento erano passati tra scarsi allenamenti e molti dubbi, che erano rimasti tali anche dopo il meeting al quale avevo partecipato con Rada circa un mese prima della partenza per l'Africa.
Poi, a soli 3 giorni dal via, con i biglietti aerei già in mano, l'organizzazione aveva annullato la gara per i disordini in Libia con conseguente esodo di migliaia di persone sul confine con la Tunisia (luogo nel quale si sarebbe dovuta svolgere la manifestazione).
Per me un colpo durissimo.
Dopo giorni a rimuginare, ecco il bivio:
1) aspettare il prossimo anno e continuare con le sfide semplici?
2) cercare l'estremo in ogni caso e sfidarlo fin da subito?
Era sera, ero al lavoro, di colpo un'illuminazione: non posso correre 100 km a tappe nel deserto ma io volevo l'estremo: farò 100 km no stop, avrò l'estremo che cercavo.
Ed ecco che mi sono iscritto alla mia prima 100 km del Passatore, esperienza affascinante ed indimenticabile. Da quel momento in poi mi sono dedicato alle ultramaratone. Se non fosse saltata la 100 km del Sahara, sarebbe successo tutto questo?

Luglio 2012, Asolo.
Poco più di un mese prima ho corso per la seconda volta la 100 km del Passatore, stavolta senza particolare fatica. Mi rendo conto di essere resistente e che la distanza a tre cifre è alla mia portata, sento di poter correre una 100 km senza particolari problemi così, dopo non pochi ripensamenti, decido di iscrivermi ad Asolo. Una tra le 100 km più dure d'Europa.
Ci arrivo scarico, stanco e poco informato. Sono convinto che dal km 75 in poi la strada sia in discesa, ma non è così. Quella notte muoio e rinasco molte volte, supportato dall'amico Andrea che non mi abbandona e arriva al traguardo insieme a me. Quando passo la finish line dopo oltre 14 ore, non ne ho più. Sono svuotato fisicamente e mentalmente.
In quel momento nella mia testa c'è un bivio: continuare a correre su queste distanze che mi fanno ancora soffrire o tornare alle maratone? Sono molto propenso a pensare solo alle 42 km e con questo pensiero mi butto sotto la doccia e poi sulla brandina per dormire.
Quando mi sveglio, 3 ore dopo, guardo la medaglia che ho al collo.
Ripenso alla notte tremenda che ho appena passato, ad Andrea che non mi ha abbandonato, ad Alina che è un esempio, ad Heros che mi ha accompagnato in questa avventura, agli amici che da casa mi hanno seguito.
In quel momento realizzo che sono un ultramaratoneta, che sono duro a morire e che non mollo mai. Torno a casa, con Heros, consapevole che qualcosa è cambiato per sempre. Quella notte sono diventato un ultra, nel vero senso della parola. Ho realizzato che le avventure non sarebbero finite lì, anzi.

Dicembre 2014, Milano.
Da anni ormai sono nel mondo delle ultramaratone. Penso che il punto più alto per un ultramaratoneta sia il traguardo della Spartathlon, la Corsa degli Dei. Toccare la statua di Re Leonida a Sparta, dopo 246 km di follia. È il Sogno per eccellenza. È difficilissimo anche solo qualificarsi per una gara del genere, devi avere dimostrato di essere in un' élite di uomini resistenti. Hanno addirittura reso ancora più stretti i numeri di questa gara. Nonostante tutto ciò, ci sono. Sono dentro per soli 18 minuti ma ci sono. Io, ex sovrappeso da divano, mi sono meritato la possibilità di correre da Atene a Sparta, come fece Filippide.
Ma ecco che, quando tutto sembra indicare una trasferta in terra greca, arriva la più bella delle notizie: divento papà ad agosto! La corsa naturalmente scivola subito in secondo piano, Sparta può rimanere un sogno e tale rimarrà.
Proprio in quei giorni però, leggo dal sito che si sta cercando di organizzare la seconda edizione dell'ultramaratona più lunga d'Europa: la UltraMilano-Sanremo. Ecco il bivio, niente Sparta. Si va a Sanremo. E la storia di come è andata a finire, la conosciamo tutti!!!

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